“È razzismo, imbecille!” di Lorenzo Kom’boa Ervin

Fonti: renersé.co e theanarchistlibrary.org

Lorenzo Kom’boa Ervin è un ex membro del Black Panther Party (BPP). Da quando aveva 12 anni, è attivo nel NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), in seguito diventa attivista contro la guerra nel Vietnam, prima di entrare nel BPP alla fine degli anni ’60. Nel 1969, fa parte delle Pantere Nere che dirottano un aereo per Cuba al fine di fuggire a una condanna negli Stati Uniti, accusate dell’omicidio di un dirigente del Ku Klux Klan. Dopo un esilio a Cuba e in Cecoslovacchia, viene catturato dalle autorità statunitensi e trascorre quasi 15 anni in carcere. Militante dell’autonomia nera, ha scritto “Anarchism and the Black Revolution”. 

Reagendo a uno dei miei scritti sul racial profiling e la polizia nel Michigan, un bianco “radicale” mi ha “rimproverato” di parlare di questa forma di repressione poliziesca come di un delitto di “guida in stato di essere nero”, dato che lui, un bianco, era già stato arrestato per colpa dei suoi “capelli lunghi”. Ha aggiunto che bisognerebbe che mi concentri sulle “questioni di classe”, piuttosto che su “mere questioni razziali”. Dato che non volevo rispondergli con una lettera personale, e che francamente non avevo nessuna voglia di iniziare per l’ennesima volta una discussione con un radicale bianco di classe media arrogante, ho deciso di farlo con questo testo.

Penso che molte persone bianche semplicemente non comprendano a che punto questa questione sia importante, allo stesso modo in cui non comprendono l’impatto reale che il razzismo ha sulla vita delle/dei Nere/i nella loro relazione con le autorità e lo Stato. Delle/dei Nere/i sono state/i uccise/i a causa del racial profiling e altre forme di repressione razzista. Vengono imprigionate/i in numeri massicci a causa delle condizioni di vita mediocre e dalla mancanza di lavoro in questo paese. Delle/dei neonate/i nere/i vengono colpite/i dalla mortalità infantile in proporzioni simili a quelle del terzo mondo per mancanza di un’alimentazione appropriata.

Inoltre, le/i Nere/i sono obbligate/i a vivere all’interno di ghetti razziali ed economici nei quali molte/i muoiono di malattie curabili o ne soffrono per anni. Le loro comunità sono impoverite e sotto-sviluppate a causa del rifiuto deliberato del governo di finanziare dei programmi di sviluppo locali (community development). In altri termini, si tratta di un popolo oppresso e non di semplici individui presi di mira per il proprio stile, per come si muovono o per come si vestono, anche se non c’è alcun dubbio che queste cose possano avere un ruolo in certi casi particolari.

Ma il razzismo e le violenze poliziesche vanno al di là dell’apparenza esteriore delle Nere/i. È il governo a proteggere i poliziotti razzisti, persino quando commettono gli omicidi più orribili, oltre al fatto che sono un numero sproporzionato di Nere/i che vengono ammazzate/i, e non delle/dei bianche/i con la barba, una coda di cavallo o vestite/i con camice psichedeliche. Non è la stessa cosa, amica/o mio/a! Non stiamo parlando di pregiudizi personali di una/o stupida/o bianco/a a cui “non piacciono” le/i Nere/i, ma di un razzismo di Stato strutturale, di un’oppressione nazionale come la chiamano certi sociologi, o ancora di un “colonialismo interno”. Ed il poliziotto stesso non agisce come un individuo ma come un agente dello Stato, “una pistola al suo servizio”.

Oggigiorno, tutte/i pretendono di capire questo concettualmente, ma le/i Nere/i subiscono la violenza nel mondo reale, non in teoria. In tutte le discussioni su questioni di classe negli Stati Uniti, l’analisi della supremazia bianca e quella delle ineguaglianze economiche devono svolgersi insieme. La maggior parte delle persone bianche radicali vogliono classificare le questioni di “razza” in una categoria a parte, e le questioni di classe in un’altra. Noi questo lo chiamiamo “radicalismo volgare”, perché è completamente sconnesso da qualunque comprensione sociale o politica del problema.

La classe operaia statunitense non è mai stata monolitica. C’è sempre stato un doppio livello economico: delle/dei lavoratrici/tori oppresse/i, povere/i e di colore in basso, e delle bianche/i meglio pagate/i e trattate/i meglio in alto, che approfittavano della miseria delle/dei prime/i. E non parlo solo dei padroni, come molte/i cosiddette “radicali” amano affermare quando invocano il mito di una pretesa “aristocrazia del lavoro”. In un paese con una storia di genocidio razziale, schiavitù razziale ed altre forme di oppressione razziale, chiedere alle persone di colore di seguire ciecamente qualche movimento sociale o politico dominato da delle/dei bianche/i per liberarsi è una forma di sciovinismo ed opportunismo politico della peggior specie.

Questo ha rappresentato un problema da decenni per sindacaliste/i, socialiste/i, anarchiche/ci ed altri movimenti radicali. Essi hanno una comprensione bianca, di classe media, di questa oppressione di razza e di classe, che riducono a dei semplici pregiudizi. Per loro, il problema consiste nel mostrare “a questi Neri” che devono “solamente seguirci”. La figura dell’“eroe bianco della classe operaia” è un’idea davvero pericolosa, sconnessa dalla realtà e che scivola facilmente verso il razzismo.

Prendere in considerazione l’epidemia di crimini polizieschi ed il fatto che il sistema carcerario è ormai utilizzato per rinchiudere in massa le Nere/i e le/i non-bianche/i povere/i, rifiutando di ammettere che questo stia avvenendo a causa dell’eredità razzista degli Stati Uniti e perché questo sistema capitalista politico ed economico è in declino, è un tradimento e significa voler scappare dalla realtà. È divertente constatare a che punto negli Stati Uniti la maggior parte delle/dei bianche/i abbiano una coscienza obliterata quando si tratta di razzismo. Lo vedono come un complemento di qualcos’altro, che si tratti di una teoria economica o di un dogma religioso.

La questione dei rapporti di potere interni (di cui il razzismo fa parte) viene focalizzata unicamente su un gruppo di magnati di Wall Street o di grandi industriali dai quali saremmo tutte/i sfruttate/i allo stesso modo. Ancora una volta, nessuna analisi economica può basarsi unicamente sulla sola esperienza bianca ed europea, piuttosto che su quella degli Stati Uniti d’America in quanto Stato-nazione. Per me, questo spiega in parte perché si sbagliano sempre… servendosi di un’analisi meccanica per spiegare tutto. Non ci credo, gli sbirri non fermano le auto delle Nere/i semplicemente perché opprimono “tutte/i allo stesso modo”.

È razzismo, imbecille, tira fuori la testa dal culo!

Traduzione italiana a cura di frecciaspezzata, tratto da renverse.co (francese) e theanarchistlibrary.org (inglese).

https://theanarchistlibrary.org/library/lorenzo-kom-boa-ervin-it-s-racism-stupid

https://renverse.co/C-est-du-racisme-Imbecile-texte-de-Lorenzo-Kom-boa-Ervin-898