Uno sguardo sui “veri problemi”

Riceviamo e diffondiamo

“Siete degli ingenui se pensate che io risponda alle vostre mail, se volete vedere i veri problemi andate al confine tra Bielorussia e Polonia.” (medico cantonale Paolo Merlani sulla situazione di salute delle persone bloccate nel bunker di Camorino)

Certo, il mondo è pieno di problemi, ma non è risolvendo quelli degli altri che risolveremo i nostri. La deresponsabilizzazione dilagante tra persone coinvolte nel sistema migratorio europeo è sconvolgente: c’è sempre un “superiore responsabile”, spesso ignoto, avente peròun ruolo fondamentale.

Oppure una burocrazia arrugginita che impedisce ogni messa in discussione di qualsiasi norma assodata. Le colpe si trovano sempre altrove ed intralciano un qualsiasi cambiamento locale. La deresponsabilizzazione è funzionale sia a livello strutturale, le persone colpevoli, alle quali chiedere conto del proprio ruolo nella gestione del sistema migratorio non esistono e la macchina può continuare imperterrita, che a livello personale, la colpa è altrove quindi non vi è motivo di cambiare i propri comportamenti ed abitudini. Le basi del problema non devono essere affrontate ed il sistema, tanto comodo a poch* privilegiat*,continua ad esistere indisturbato.

La cosiddetta “crisi migratoria” permette di capitalizzare su delle vite umane, di creare il capro espiatorio del “diverso” strumentalizzato per rafforzare confini e nazionalismo. La narrativa che al centro dell’Europa ci sia qualcosa di molto prezioso da proteggere si rafforza fino quasi a convincerci di essere in pericolo di perderlo e d’un tratto ci ritroviamo nella paura a legittimare queste politiche xenofobe. Ma è proprio qui che questo tesoro effimero luccica di sangue, si è accumulato soprattutto grazie a colonialismo ed ideologie suprematiste e continua oggi più forte che mai ad invadere d’odio. È inutile esternalizzare i problemi, bisogna affrontarli alla base, soprattutto qui nel ricco occidente.

È troppo facile paragonare le condizioni delle persone migranti in Svizzera con quelle in Polonia e sentirsi sant*, democratic*, diplomatic*. Il Ticino è legittimato a tenere delle persone razzializzate per anni in un bunker perché altrove (Grecia, Polonia,Spagna…), la fortezza Europa, crea le basi per un simile trattamento: le persone sono diventate numeri illegali che contano poco più che niente e possono affogare, essere bombardate o rinchiuse. È proprio la normalizzazione del razzismo e della xenofobia che rafforza il mondo occidentale con e le sue frontiere e la violenza strutturale dalle quali il sistema capitalista globalizzato trae l’energia per sopravvivere. Questa mercificazione di ogni cosa giustifica saccheggi, guerre, devastazioni ambientali e sfruttamento della forza lavoro, tutto chiaramente inglobato in un’ottica patriarcale opprimente soprattutto per donne e persone LGBTQI+.

Nel lottare per la libertà delle persone migranti e per la libertà di tutte le persone, è indispensabile abbattere le frontiere (sopratutto quelle vicine a casa!), smantellare i centri di detenzione e i campi-lager (come i bunker!!), avere uno sguardo complessivo che tenga conto della specificità delle donne e persone LGBTQI+ (che fanno sempre parte di tutte le altre categorie sociali oppresse!). Distruggiamo il sistema capitalista, colonialista, razzista e patriarcale!

Al confine tra BIELORUSSIA e POLONIA

Per diversi anni il regime autoritario di Lukashenko in Bielorussia, in accordo con l’UE, ha controllato il confine bloccando le persone in viaggio verso il centro dell’Europa. A causa della violenta repressione statale delle manifestazioni di protesta contro il dittatore Lukashenko, a partire dalla fine del 2020 il regime subisce delle sanzioni da parte dell’UE. In risposta e per distrarre l’attenzione mediatica dalle sue violazioni e violenze ha cominciato, con un gesto strategico, ad attaccare l’UE su uno dei suoi fronti più deboli: la cosiddetta “crisi migratoria”. La Bielorussia ha rilasciato visti ed organizzatovoli da paesi in crisi o in guerra come Afghanistan, Iraq, Kurdistan, Siria, Libano e Congoverso Minsk. Essendo l’unica via sicura per raggiungere l’Europa, molte persone in viaggio hanno usato questa possibilità. Ora queste persone bussano alle porte dell’Europa e la fortezza si richiude su se stessa: i paesi confinanti introducono delle leggi che legalizzano i respingimenti forzati e militarizzano i confini, la Lituania rafforza il confine con un muro di filo spinato lungo 670 chilometri e la Polonia chiude, picchia e riporta in Bielorussia malgradole richieste d’asilo.

Le persone attiviste locali affermano che la violenta chiusura dei confini da parte dell’UE giova al regime di Lukashenko in due modi. In primo luogo i confini sono chiusi e si possono incarcerare le persone che hanno partecipato alle manifestazioni contro il suo regime (un migliaio dall’inizio delle proteste, tra cui alcun* compagn* anarchic* che subiscono pene spropositate e torture) e in secondo luogo l’attenzione pubblica cambia obbiettivo: dai crimini esercitati contro i/le manifestanti si sposta su quelli esercitati dall’UE al confine. Inoltre l’Europa sarà obbligata a ritirare le sanzioni contro laBielorussia e ad entrare in dialogo con essa per risolvere la questione al confine.

La situazione al confine tra la Bielorussiae la Polonia è drammatica, le persone si muovono tra ghiaccio, carenza di cibo, pestaggi e morte. Sul confine polacco si è costituito un limbo, una terra di nessuno, dove le persone migranti sono bloccate. La zona è controllata da militari e polizia e nessun gruppo di attivist*o associazioni non governative, medic*o giornalist*può averci accesso. Le persone bloccate hanno poco cibo ed acqua e parlano di pestaggi da parte delle forze dell’ordine con bastoni e uso di proiettili di gomma, cani aizzati contro le persone ed idranti sparati sugli accampamenti, respingimenti forzati, violenze e torture. Le persone solidali si organizzano poco lontano dal confine prendendo delle case vuote per coordinare le azioni e stoccare il necessario per sostenere persone in viaggio che tentano di attraversare il confine passando dal bosco (cibo, acqua, il necessario medico per un primo soccorso, ricaricheper il telefono, cartine geografiche, coperte, vestiti, supporto psicologico e legale …). Le persone che lottano contro il sistema della migrazione europeo liberando alcuni spazi per organizzarsi vengono illegalizzate dalle politiche statali, represse da corpi speciali “antiterroristi”ed attaccate da neonazisti locali.

Frontiere, lager e fascisti sono purtroppo ovunque! Per cui lottare contro di essi rompendo isolamenti e sabotando il regime migratorio anche alle proprie latitudini è un modo per portare una solidarietà capillare e internazionalista. L’importante per delle azioni di supporto è agire e non delegare, non partire per “vacanze attiviste” ma essere già organizzat* in precedenza in piccoli gruppi autonomi e riflettere e sfruttare i propri privilegi (come ad esempio quelli bianchi e nordicio di essere in possesso di documenti validi) per delle azioni dirette.

Inoltre è fondamentale non paternalizzare o vittimizzare le persone in viaggio, rispettando sempre l’autodeterminazione individuale, evitando di sostituirsi alle voci di chi vive queste situazioni e di proporre soluzioni dall’alto. È importante non mettersi al centro dell’attenzione come figura di “missionario bianco” e di non essere di supporto a strutture statali rendendo la vitanei campi un po’ più vivibile, ma distruggerli questi lager! Mostrarsi solidali è fondamentale.

E tutto questo accade in piena corsa per la soluzione mondiale contro la pandemia di COVID 19: in questi tempi chi ha la possibilità sta distante, si disinfetta o vaccina. E chi questa possibilità non ce l’ha? Come gli individui che ogni giorno lottano per sopravvivere a questo sistema malato? Malgrado spesso siano i più vulnerabili, non vengono semplicemente presi in considerazione, né a Camorino né al confine polacco.

Un’alleata

!! Per contatti e sostenere (cassa auto-organizzata): Firefund.net/borderofshame!!

www.crowdfunder.co.uk/p/solidarity-without-borders-in-poland-belarus

!!4 compagni anarchici: -infernourbano.altervista.org/bielorussia-sangue-sulle-vostre-mani-sulle-torture-subite-dai-4-compagni-anarchici/-infernourbano.altervista.org/bielorussia-richiesta-di-sostegno-economico-per-i-4-compagni-anarchici-condannati/

– frecciaspezzata.noblogs.org Ruggiti N. 2 L’inferno di moria

– Rosa Luxemburg Stiftung, Intervista a Lisa Pflaum di Seebrücke.