Vi odio

Riceviamo e diffondiamo:

Politicanti, arrivisti, opinionisti di professione e meri speculatori giornalistici, fremono attraversati dalla contagiosa scossa dell’indignazione democratica.

Codesti benpensanti, concitati, si accingono a banchettare come sciacalli sulle macerie di ciò che fu il C.S.(O).A. Il Molino.

Tali meschini figuri infarciscono i loro discorsi sinistroidi indignandosi talvolta per il mancato ossequio della legge da parte dello stato, e talaltra per la scarsa inclusività da parte delle politiche cittadine nei confronti di quella che loro definiscono cultura alternativa, fondamentale nel loro progetto di città inclusiva giovane e, perché no, anche green; blaterando in un assordante cacofonia risultano patetici ma pur sempre pericolosi in quanto tendono a cercare di recuperare qualsiasi forma di dissenso radicale privandolo della sua conflittualità per amalgamarlo allo stagno nauseabondo e fatiscente della democrazia.

VI ODIO

In quanto Anarchic* ci preme ribadire che rifiutiamo con forza qualsiasi tipo di solidarietà proveniente dai circuiti della sinistra parlamentare e anzi individuiamo in essa uno dei nemici più subdoli da combattere.

In quanto Anarchic* siamo determinati a non lasciare ulteriore agibilità a chi in cerca di voti cerca di speculare sulle nostre vite e i percorsi che le hanno attraversate prendendone le difese quando conviene ma pur sempre condannando qualsiasi gesto di rottura radicale con lo stato e l’esistente che esonda dal tracciato.

La giustizia borghese da anni ha avviato un processo al suo interno volto a decontestualizzare qualsiasi gesto rivoluzionario che trascenda il binomio dicotomico legale/illegale riducendolo ad un mero atto criminoso e perseguendolo come tale, per questo e altri motivi ci fa rabbrividire vedere personaggi come il “Venturelli”(criminologo di professione) caricarsi del vessillo dell’autogestione e scagliarsi nella loro crociata per la legalità con il beneplacito di alcun* e l’indifferenza di altri convinti che alla fine male non può fare.

Codesti paladini dell’autogestione vorrebbero riuscire ad includerci nel loro progetto di società pacificata 2.0, dove c’e spazio per tutti. Vorrebbero relegarci all’autogestione della nostra miseria ed in virtù della pace sociale sarebbero ben lieti di lasciarci marcire tra le quattro mura che ci scegliamo, Peccato che in quanto Anarchic* vediamo inscindibile il concetto di uno spazio autogestito da quello di un luogo ove affinare le nostre relazioni e affilare la critica radicale ad un esistente marcio che vorremmo vedere ridotto in frantumi.

Ultimamente capita di imbattersi in codesti sinistroidi, parolieri di professione che infarciscono i loro sproloqui con questo concetto di cultura alternativa patrimonio della città di Lugano, costoro vorrebbero rinchiudere l’autogestione in una teca di vetro e renderla un altra merdosa vetrina di questa putrida città recuperando tutto il possibile ma privandola del suo fulcro: il conflitto sociale.

La nostra storia è solo la nostra e in quanto tale non vi apparterrà mai.

Non potete pretendere di rendere parte della città vetrina chi da sempre sogna il suo incendio.

In merito alla demolizione della terza sede del C.S.(O).A. Il Molino ci viene da riconoscere di essere stati colti magari alla sprovvista ma tale sentire è ben lungi dall’essere un sentimento di sorpresa, per noi che desideriamo ardentemente la disfatta dello stato ed il capitale ponendoci apertamente in conflitto con l’esistente, solidarizzando con gli irrecuperabili e tessendo relazioni di complicità orizzontali la repressione da parte del nostro nemico sarà sempre qualcosa di scontato.

In quanto Anarchic* non riconosciamo il binomio giurisprudenziale innocente/colpevole e non ci tange, tantomeno interessa, la pantomima giuridica volta a stabilire se l’azione intimidatoria perpetuata da chi detiene il potere sia legittima o meno secondo i codici in vigore nella società democratica.

Abbiamo sempre sostenuto la legittimità delle azioni dei nostri compagni sopratutto quando con rabbia e determinazione si sono riappropriati della violenza rivoluzionaria scagliandosi come dardi avvelenati con furia iconoclasta infliggendo ferite più o meno lievi allo stato ed il capitale.

Il nostro è un appello a riappropriaci della narrazione dei nostri vissuti senza lasciare spazio a vittimismi ne piagnistei di alcun tipo volti ad accreditarsi come pezzenti le briciole dell’opinione pubblica.

Il nostro è un appello a rifiutare qualsiasi tipo di legittimazione democratica e a sfidare apertamente il monopolio della violenza da parte dello stato perseguendo il senso del giusto che solo in noi riusciamo a scorgere.

Ne diritti ne doveri

Lunga vita all’ Anarchia

Guerra alla società

Alcune individualità anarchiche