Lo stato spagnolo intende chiedere nuovamente l’estradizione di Nekane

Fonte: nekane libera / Lo stato svizzero potrebbe riconsegnarla alle stesse persone che l’hanno torturata!

Nuova richiesta di assistenza legale:

In seguito a una richiesta dello Stato spagnolo, Nekane doveva presentarsi a Madrid per essere nuovamente interrogata. Tramite il suo avvocato si è riuscit* a evitare ciò, richiedendo di svolgere l’interrogatorio tramite videoconferenza. Il 22 maggio 2019 alle ore 10.00 Nekane si è dunque dovuta recare alla procura federale di Berna, per essere sottoposta all’interrogatorio in videoconferenza con le autorità spagnole in relazione alla nuova richiesta di assistenza legale mossa dal tribunale speciale “Audiencia National”. Nekane Txapartegi si è recata presso la procura federale, accompagnata dai suoi avvocati e da duecento persone solidali. Le accuse contro di lei si basano di nuovo su una confessione del 1999, risultato di ripetute torture e violenze sessuali. Come nel 2016, le autorità spagnole chiedono alle autorità elvetiche assistenza legale, finalizzata all’estradizione di Nekane Txapartegi.

Aggiornamenti in seguito all’interrogatorio del 22.5.2019 a Berna:

Lo Stato spagnolo non riconosce la tortura e le violenze sessuali subite da Nekane da parte della “Guardia Civil” e, cercando di negare i fatti accaduti, intende proseguire fino all’ottenimento dell’estradizione di Nekane in territorio spagnolo. Nekane a suo tempo aveva denunciato le violenze subite e ha portato avanti pratiche contro lo stesso Stato spagnolo: tornando rischia chiaramente di subire ripercussioni. Durante l’interrogatorio Nekane ha richiamato l’attenzione delle autorità svizzere sul fatto che la richiesta di assistenza legale dell’Audiencia Nacional fa esplicito riferimento al contenuto della confessione fatta sotto tortura. Poiché la domanda spagnola è contraria al diritto internazionale e quindi inammissibile secondo il diritto svizzero, Nekane Txapartegi ha rifiutato l’audizione in videoconferenza. Lo Stato svizzero non ha nessuna intenzione di avere sul proprio territorio (e di “tollerare” ancora) mobilitazioni legate a Nekane e intende risolvere questa questione in modo sbrigativo. Questo ci deve rendere attent* e preparat*, perché ci confronta con l’imminente possibilità che la Svizzera accetti l’estradizione di Nekane nei prossimi giorni.

A sostenere Nekane e a ribadire la non complicità con lo Stato, durante l’interrogatorio si sono riunite all’esterno della procura federale di Berna circa duecento persone, che rumorosamente hanno portato solidarietà. Una solidarietà di spinta fortemente femminista che sta crescendo sempre più e che non ha intenzione di fermarsi!

Se la Svizzera accettasse di collaborare con la Spagna si renderebbe complice, diventando cosi  quella Svizzera che, nonostante le centinaia di denunce – anche da parte di organismi riconosciuti internazionalmente – non ritiene lecito presumere che nello Stato spagnolo si faccia sistematico ricorso alla tortura; quella Svizzera che come da tradizione nasconde la testa sotto la sabbia per non compromettere le sue relazioni politiche e commerciali con gli altri Paesi, macchiandosi dei loro stessi crimini contro l’umanità; quella Svizzera che potrebbe rispedire Nekane nelle mani dei suoi aguzzini, consapevole che i torturatori della Guardia Civil le faranno pagare giorno dopo giorno il prezzo per aver denunciato pubblicamente le sevizie subite.

NESSUNA COMPLICITÀ CON LO STATO SPAGNOLO TERRORISTA E TORTURATORE!

NESSUNA COMPLICITÀ CON LO STATO SVIZZERO, I SUOI FUNZIONARI E
LE LORO POLITICHE!

LIBERTÀ PER NEKANE E PER TUTT* LE/I PRIGIONIERE/I

Chi è Nekane Txapartegi?

Nekane Txapartegi è una donna basca, militante della sinistra indipendentista. La sua vicenda giudiziaria è iniziata nel 1999, quando è stata arrestata dalla Guardia Civil (corpo paramilitare della polizia spagnola incaricato delle “operazioni antiterroristiche”). Nekane ha trascorso i primi cinque giorni di carcere in quello che è definito “regime di incomunicación”, riservato ai detenuti politici “sospettati di terrorismo”. Durante i giorni d’isolamento Nekane non ha potuto avere nessun contatto né con l’esterno né con il suo avvocato. Inoltre è stata ripetutamente torturata dai militari spagnoli: minacce e privazione di sonno, pestaggi e scosse elettriche, simulazioni di esecuzioni, utilizzo di sacchetti di plastica fino al quasi soffocamento. È stata inoltre vittima di uno stupro da parte di quattro dei suoi aguzzini (ad attestare queste brutalità vi sono anche dei referti medici ufficiali). Dopo nove mesi di detenzione preventiva, Nekane è stata rilasciata su cauzione.

Durante le torture le è stata estorta una confessione, dove Nekane ha dichiarato di aver fornito due documenti falsi durante una riunione degli attivisti dell’ETA a Parigi. Nel 2007, durante il maxiprocesso “ Sumario 18/98” contro numerose organizzazioni della sinistra indipendentista basca, Nekane viene accusata di collaborazione con un’“organizzazione terrorista” (ETA), basandosi sulla confessione estorta sotto tortura (e quindi priva di ogni fondamento). Durante questo processo Nekane ha denunciato nuovamente le sevizie subite in carcere nel 1999. È stata però condannata a 11 anni di carcere, poi ridotti a 6 anni e 9 mesi. Per evitare una nuova incarcerazione e nuove torture, Nekane è fuggita dalla Spagna.

Nel 2015 viene identificata dai Servizi segreti spagnoli a Zurigo, i quali agendo all’insaputa delle autorità svizzere e quindi illegalmente, portano al suo arresto il 6 aprile 2016. Lo Stato spagnolo ha infatti chiesto l’estradizione, domanda alla quale viene fatto ricorso. In data 30.6.16 il Tribunale penale federale respinge il ricorso. Il TPF, per motivare la sua decisione, definisce ETA un’organizzazione criminale e in quanto tale gli atti di sostegno o di partecipazione non possono essere considerati reati politici e afferma che “la persona estradata non può contare sul divieto assoluto della tortura, siccome l’estradizione avviene verso un paese di tradizione democratica, come la Spagna”. Una democrazia ereditata dall’epoca franchista, in cui si contano centinaia di prigionieri baschi e migliaia di persone che devono fronteggiare l’oppressione dello Stato spagnolo (come ampiamente provato da varie organizzazioni sovranazionali come il Tribunale Europeo dei Diritti Umani e il Coordinamento per la Prevenzione della Tortura). Nekane nel frattempo ha depositato una domanda d’asilo politico in Svizzera, alla quale viene data risposta negativa. Infatti, i funzionari della SEM (Segreteria di Stato della Migrazione), nonostante un’iniziale giudizio di verosomiglianza delle violenze subite, si allineano alla decisione del Tribunale Penale Federale e viene di conseguenza concessa l’estradizione della condannata.

Il 15 settembre 2017 la Spagna ritira la domanda di estradizione. La giustizia di Madrid riconosce la “prescrizione della pena”, e lo stesso giorno Nekane riceve l’immediato rilascio dal carcere di Zurigo, dove si trovava in attesa dell’estradizione. Ma ora, dopo anni di pressioni e terrorismo, lo stato spagnolo torna con l’intento di estradare Nekane.

Per info e aggiornamenti:      nekane.libera@tracciabi.li
www.freenekane.ch  oppure  https://www.inventati.org/molino/tag/nekane/

Nekane libera – Freiheit für Nekane – Liberté pour Nekane – Nekane askatu