Centro federale di rinvio del Grand-Saconnex: le autorità tentano di giustificare l’ingiustificabile

Fonte: renverse.co / Questo mercoledì (15 maggio 2019), in un’operazione di comunicazione ben studiata, la SEM (Segreteria di Stato della Migrazione) ed il Consiglio di Stato ginevrino hanno tentato di presentare il “volto umano” del futuro centro federale di rinvio del Grand-Saconnex (GE) (maggiori info qui). Nonostante il ruolo svolto dalla stampa borghese che con piacere ha fatto da cassa di risonanza alle menzogne della versione ufficiale, è difficile addolcire la pillola…

Un’accoglienza carceraria

La diffusione pubblica di una menzogna necessita prima di tutto della capacità di accaparrarsi brutalmente la parola – ne testimoniano il furgone di polizia e la decina di poliziotti in tenuta anti-sommossa presenti per “securizzare” questa conferenza stampa. Necessita inoltre di un discorso ben oliato. Tentativo di decrittazione.

Quando la SEM ci spiega che il centro sarà “aperto”, bisogna comprendere che le persone richiedenti l’asilo vi saranno rinchiuse “solo” dalle 17 alle 9 del mattino. Per i/le minorenni non accompagnati/e (RMNA), questo regime di semi-detenzione sarà ancora più rigido visto che ad ogni uscita questi/e ultimi/e dovranno, da una parte, annunciare da chi stanno andando e dall’altra, essere in grado di attestare che una persona della Caritas faccia da garante dell’uscita. Senza tremare, la SEM spiega che se il centro in effetti è parzialmente “chiuso”, è per “rispetto della sfera privata dei residenti”.

Come in carcere, le persone richiedenti l’asilo dovranno effettuare dei lavori di pubblica utilità pagati 3.75 CHF all’ora. Secondo la SEM, si tratta di un mezzo per incoraggiare il “contatto” tra i/le richiedenti l’asilo e la popolazione locale. Da buon pompiere piromane, il direttore regionale della SEM, M.Ruffieux, non vede nessuna contraddizione. Né con il fatto che il centro sia circondato da recinzioni, né tantomeno con il fatto che sia letteralmente incastrato tra l’autostrada e le piste di decollo dell’aeroporto, in una zona mal collegata dove non mette mai piede nessun/a ginevrino/a.

Nonostante le dichiarazioni di intenti del Consiglio di Stato, è chiaro che un certo numero di bambine/i verranno allontanate/i dalla scuola pubblica per essere scolarizzate/i nel centro1, recluse/i in una semi-prigione imparando la lingua di un paese che le/i esclude quotidianamente. Il direttore regionale della SEM non esita ad elogiare questo sistema di educazione segregazionista nel quale vede un modo di “integrare” progressivamente delle/dei bambine/i non-francofone/i.

Segregazione, sorveglianza onnipresente, perquisizioni, punizioni, disciplina infantilizzante, ecc. Non lasciamoci ingannare: la funzione principale dei centri federali della SEM è di “gestire delle popolazioni”, come degli stocks umani, che si possono spostare, far lavorare e rinnovare. Per fare questo, le autorità faranno uso della violenza senza preoccuparsi di altri tipi di considerazioni.

Un centro di rinvio

Secondo Mauro Poggia (consigliere di stato), “non è un centro di detenzione, non è nemmeno un centro di rinvio”… Vien da credere che più una bugia è grande e meglio passa…

Per essere chiari, bisogna tornare su un punto. Il centro federale del Grand-Sacconnex non è stato concepito come stabilimento indipendente. Secondo quanto ammette pure la SEM, è stato pensato e ubicato in questo luogo preciso perché presenta “delle sinergie” con il futuro edificio adiacente che verrà costruito in contemporanea, ossia, i nuovi locali della polizia dell’aeroporto ed il loro centro di detenzione amministrativa in vista del rinvio2. Questa prigione di 50 posti ed i locali per sostituire l’attuale SARA (Servizio Asilo e Rimpatrio dell’Aeroporto) saranno adiacenti al centro federale di rinvio. Nel centro di detenzione, le autorità hanno previsto delle celle collegate direttamente alla pista dell’aeroporto per eseguire i rinvii con maggiore efficacia. La meccanica è ben rodata. Il discorso pure, visto che durante tutta la conferenza stampa, non è stata fatta nessuna menzione di questo centro di detenzione amministrativa in vista dei rinvii. Giocando sulla solita divisione tra veri/e e falsi/e rifugiati/e, il signor Ruffieux della SEM arriva al punto di spiegare che “il rinvio di una persona non riconosciuta come rifugiata, non è altro che una forma di protezione dei rifugiati”…

Un centro simbolo di una politica razzista

Come ha fatto notare il Courrier, “pur tentando di abbellirla, la politica svizzera in materia di asilo resta marcia”.

Tanti sforzi per tentare di dare un volto umano ad un progetto simbolo di una politica razzista di esclusione. Al di là di un simbolo, se verrà costruito, il centro federale di rinvio del Grand-Saconnex diventerà senza dubbio uno dei fulcri di una politica che macina delle vite alle quali la Svizzera sembra accordare sempre meno valore.

GCCF (Groupe Contre le Centre Fédéral du Grand-Saconnex)

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Sarà il caso sicuramente di tutti/e i/le bambini/e delle famiglie la cui richiesta è stata messa nella categoria “Non-entrata in materia – Dublino”.

La detenzione amministrativa è una pratica che permette di rinchiudere fino a 18 mesi una persona in attesa del suo rinvio, senza che abbia commesso nessun reato.

Fonte: https://renverse.co/Centre-federal-de-renvoi-les-autorites-tentent-de-justifier-l-injustifiable-2058

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