23.11.2018: Tutt* fuori dal bunker, sotto terra non si vive!

Riceviamo e diffondiamo:

Venerdì 23 novembre, Piazzale della Foca, dalle ore 17.30:

Aperitivo solidale: tutt* fuori dal bunker, sotto terra non si vive!

a seguire aperitivo, musica, interventi e proiezioni sulla lotta contro il regime migratorio.

La solidarietà è un’arma, quando diventa azione, quando non si limita alle frasi di circostanza, oltrepassa i recinti morali dell’obbedienza e diventa complicità nelle lotte.

Testo distributo durante il presidio:

MEGLIO IN STRADA CHE SOTTOTERRA

Meglio antifasciste e antirazzisti oggi che cittadini sentinelle domani!

Quella in cui vi trovate non è più la piazza governo di Bellinzona, ma uno spazio reso temporaneamente autonomo grazie un accampamento meticcio autogestito, antiomofobo e antirazzista. Un presidio momentaneamente permanente (uno, due, tre giorni, chissà…), che intende darsi spazio, tempo e visibilità, al fine di ottenere la chiusura definitiva del bunker di Camorino.

Con questa occupazione vogliamo ribadire, una volta di più, la necessità di rompere l’assordante silenzio di un Cantone sempre più in balìa dei fascio-leghisti, dei loro comprimari in governo e nelle varie istituzioni assistenzialmente complici. Le persone che hanno deciso di dar vita a questo accampamento meticcio hanno ragioni, biografie e provenienze diverse, ma in comune hanno deciso di non ritenere più sopportabile un regime migratorio basato su xenofobia e segregazione.

In un clima di generale naturalizzazione del razzismo, di disumanizzazione delle persone migranti e di un sempre più evidente ritorno del fascismo, abbiamo deciso di prenderci questa piazza perché questa normalità non ci va più bene!

Vogliamo rompere con una normalità per cui alcuni di noi siano costretti in un bunker sottoterra, perquisiti, molestati e abbandonati in condizioni che definire precarie, a questo punto, è un eufemismo!

Resteremo accampat*, mantenendo l’occupazione illegale e non autorizzata di questa piazza, proponendo momenti di scambio e di informazione sulle condizioni che molt* di noi sono costrett* a subire. Praticando il consenso, l’autodeterminazione dal basso e l’autogestione della propria partecipazione. Romperemo la normalità cittadina con momenti pubblicamente condivisi, come dibattiti, concerti e pasti popolari (colazione, pranzo e cena).

Invitiamo chiunque a partecipare e a sostenere questa pratica di lotta, attraverso la semplice presenza fisica, così come attraverso l’apporto di materiale per l’accampamento (legna, tende, coperte, cibo). Intendiamo difendere tale occupazione da qualsiasi tipo di provocazione, in particolare da ogni atteggiamento xenofobo, razzista, suprematista, omofobo e maschilista.

Riteniamo sia meglio vivere in strada, in una piazza, a fine novembre, ma come persone libere di muoversi, di spostarsi e di innestarsi dove meglio credono, piuttosto che vivere sepolti in un bunker come sub-umani.

Definire chi sia svizzero e chi no, chi possa votare alle prossime elezioni e chi no, non ha davvero alcuna importanza. La nostra volontà e la nostra determinazione sono meticce, perché intrecciate in percorsi di lotta che abitano questo e altri territori e, per questo, non riconosco alcun confine, alcun muro, alcun discorso nazional-sovranista.

Questo movimento non proviene dal basso, ma direttamente dal sottosuolo. Una scossa tellurica che vibra dai fondali del Mediterraneo alle celle di un bunker a Camorino.

Qui siamo e qui resistiamo!