A proposito di Covid Pass, vaccini e QR Codes

Riceviamo e diffondiamo:

Con questo testo vogliamo fare qualche commento da una propettiva anarchica sulla situazione in Svizzera (e simile in altre parti d’Europa) sul tema delle misure Covid, del Covid Pass e sul ruolo della Scienza.

Per troppo a lungo, in Svizzera, c’è stata una mancanza di voci critiche da parte di  anarchicx o antiautoritarx. Adesso è il momento di parlare e agire.

Lo Stato pretende di darci certezze, indicandoci il cammino verso la normalità alla quale dobbiamo tornare. Ma forse, ci siamo dimenticatx che tempo fa (ancora attuale per moltx… fortunatamente) ci riferivamo all’ancora delle certezze e della normalità come ad una catena da spezzare, per salpare e mettere la prua verso l’anarchia; sapendo che avremmo trovato mari tempestosi, ma con un ignoto orizzonte di libertà davanti a noi.

Ma oggi in moltx, troppx, si stanno gettando sulle scialuppe di salvataggio, remando indietro in direzione della terraferma, con la nostalgia delle nostre isole felici antagoniste e abbracciando la normalità offerta dallo Stato.

Su solidarietà e ipocrisia

Sin dall´ inizio della pandemia di coronavirus, “solidarietà” sembra  essere la nuova parola di moda all’interno della società capitalista.

Solidarietà pretesa dagli stessi Stati che fanno guerre, uccidono essere umani nel Mediterraneo, alle frontiere e nelle prigioni e  costruiscono fortezze da cui le persone povere devono essere  escluse.

Questa solidarietà viene propagandata dalle stesse aziende farmaceutiche che da sempre mettono il profitto al di sopra delle vite umane, che hanno le mani talmente sporche che le  loro “buone azioni” riempirebbero dei libri.

Tuttx “apostoli morali” ipocritx che ora ci gridano contro per paura di perdere le loro comode esistenze e parlano di solidarietà, mentre per tutte le loro vite hanno assistito indifferenti e  (persino applaudito) quando la gente soffriva la fame, lo sfruttamento, la tortura, la guerra, la distruzione dei propri         ambienti di vita, affinché qui nelle ricche zone europee noi potessimo consumare tutto in qualsiasi momento, con la maggior comodità possibile e viaggiare dove volevamo.

Tutte queste persone ipocrite ora invocano la solidarietà. Che tipo di solidarietà è questa? Solidarietà con un ordine sociale costruito sull’oppressione e lo sfruttamento? Solidarietà con chi, per chi? Questa solidarietà non può essere lo stesso tipo di solidarietà che vogliamo costruire noi. Né la solidarietà può essere dettata dagli Stati o generata da una pressione morale e sociale. Così, la solidarietà diventa ipocrisia. La solidarietà è contestuale e dipende dalla comprensione del mondo e dalle idee che le persone condividono o meno.

Anche parti della “sinistra radicale”, in sintonia con i socialdemocratici, hanno adottato la stessa idea di “solidarietà”  che lo Stato propaga, invocando “lockdown solidali” o “#Stayathome”  (stiamo a casa) e l’utilizzo di certificati Covid e vaccinazioni.

In questi inviti all’isolamento, a lasciare le strade vuote e usare QR-code e Covid Pass, non c’è spazio per pratiche quali la creazione di legami con le persone resistenti e oppresse, per cospirare e organizzarsi insieme in una solidarietà pratica quotidiana, o per condividere le nostre idee e pratiche nelle tensioni e conflitti sociali già esistenti, in un momento di crisi o ristrutturazione della società capitalistica.

Mentre “noi” #Stayathome (stiamo a casa), lo Stato offre l’unica alternativa per uscire dal lockdown, gestendo la situazione  e organizzando la “solidarietà”, con la “nostra”implicita benedizione.

Da quando delegare – soprattutto allo Stato – fa parte della cassetta degli attrezzi anarchica?

Il vuoto lasciato dalla “sinistra radicale” per non aver criticato e resistito alle misure messe in piedi dallo Stato è ora  perlopiù riempito dalla propaganda fascista e da altre merde reazionarie.

Questo ci porta a chiederci se le persone nei giri della “sinistra radicale” siano consapevoli delle reali         conseguenze degli slogan da loro stesse spesso utilizzati? “Contro il capitalismo”, “contro l’autorità”, “per  una vita auto-organizzata e autodeterminata” (per alcunx anche “distruggere lo stato, le frontiere, le prigioni”). Sono cose per le quali si vuole lottare e difenderle a qualunque costo? O sono parole vuote che appaiono cool su adesivi o magliette, e sono solo una parte necessaria di una sottocultura?

Perché cara gente, la lotta per un altro mondo, la rivoluzione o momenti rivoluzionari, nella vita reale, saranno probabilmente belli, e pieni di emozioni ma anche pieni di difficoltà, momenti complessi, perdite e ci porteranno fuori dalle nostre zone di comfort. Proporre di #Stayathome o di isolarci e         relazionarci con le misure imposte dallo Stato non è un buon inizio, secondo noi, se vogliamo imparare a lottare, a vivere una vita autodeterminata e auto-organizzata e a sostenerci a vicenda nei “periodi di crisi”.

Per noi è importante soffermarci su come le persone  all’interno della “sinistra radicale” hanno affrontato tutte le proteste che stanno avvenendo ora contro le misure dello Stato.

La “rivoluzione sociale”, i “movimenti popolari” o altri momenti di tensione sociale sono tematiche ricorrenti in alcuni dei nostri discorsi, testi e idee, ma nel frattempo che le persone scendono in piazza, noi non partecipiamo a causa della presenza di merde fasciste o nazionaliste.

Certo, è una questione importante, e pensiamo che dovremmo avere dei confronti tra di noi su come affrontare la cosa. Ma abbiamo mai riflettuto sul significato di lotta “sociale” o “popolare”? Per fortuna, almeno noi (che stiamo scrivendo questo testo) non vediamo una lotta “sociale o popolare” come una lotta in cui la gamma di persone che partecipano sono i nostri perfetti individui rivoluzionari idealizzati, tutti con gli stessi concetti, idee e prospettive.

Queste lotte vengono fuori dalla società in cui viviamo, con tutte le sue contraddizioni e fuori dalle bolle che tendiamo a crearci. Così all’improvviso ci rendiamo conto che non siamo abituatx ad         affrontarle, questa è un’impasse, un ostacolo, che dovremmo imparare a superare e portare le nostre idee, critiche e pratiche nelle strade tra la gente.

Dalle proteste dei Gilet Jaunes in Francia alle rivolte di Gezi park in Turchia, una vasta gamma di persone ha partecipato e partecipa tuttora a queste lotte, dove all’inizio anche persone fasciste e forze borghesi e conservatrici avevano la loro influenza. La presenza e la determinazione dex compagnx, con  idee rivoluzionarie, nelle strade e all’interno di queste lotte, ha aiutato ad allontanare queste forze ed isolarle.

Anche in Svizzera, vediamo la presenza di persone antifasciste nelle strade per combattere le merde fasciste, organizzando contro-manifestazioni e azioni contro le proteste legate alle misure anti-corona e le proteste “no-vax”, ma senza prendere una posizione critica contro le restrizioni e le misure introdotte dallo Stato che tendono a una maggiore sorveglianza e controllo.

Lx “antifascistx” tendono a generalizzare e a sostenere che qualsiasi persona che sfila accanto ai fascisti è pure unx fascista, o una persona con “irrazionali teorie cospirazioniste”.

Con queste generalizzazioni, stigmatizzazioni e svilimento di tutte le persone che partecipano alle proteste, lx antifascistx assumono, come reazione alla presenza fascista in queste manifestazioni, una posizione opposta che è goffamente simile a quella dello Stato.

Secondo noi, dovremmo prendere una posizione contro la presenza fascista, e allo stesso tempo una posizione critica nei confronti delle misure imposte dallo Stato.

Pensiamo che dovremmo costruire la capacità di essere presenti all’interno di queste proteste o almeno avere alcune iniziative nostre per smascherare la presenza reazionaria e fascista.

Vogliamo essere in grado di portare la nostra prospettiva anarchica sulla situazione che stiamo vivendo, con le diverse forme di conflitto e pratiche (con questo intendiamo dire di non limitarsi a seguire le proteste e ad aspettare che gruppi e persone chiedano o facciano qualcosa per poter reagire, ma mettere in pratica le nostre posizioni utilizzando il nostro savoir-faire) e rendere chiaro ciò che vogliamo. Come farlo è, ovviamente, oggetto di molte discussioni, ma discussioni che ci piacerebbe avere creando le possibilità di trasformarle in pratica.

Questo potrebbe creare una situazione in cui diventi più chiaro individuare chi potremmo avere come persone complici e chi come nemiche.

La neutralità della scienza

L’idea della neutralità della scienza è una storia ingannevole. La scienza si sviluppa in determinate condizioni sociali, culturali ed economiche, quindi non può essere affatto neutrale, proprio come         molte altre strutture.

Nella logica scientifica e nella medicina occidentale, c’è un paradigma standardizzato che rende le persone oggetti misurabili e ignora tutte le differenze, le storie, le emozioni, la condizione e         l’ambiente in cui si vive. La scienza occidentale è riuscita ad affermarsi come la verità generale, neutrale e unica possibile. Sopprimendo gli approcci alternativi alla conoscenza può mantenere il suo dominio.

La scienza non è qualcosa di statico e cambia continuamente. Chi finanzia la ricerca, con quale scopo, in quale momento…? Tutte queste aziende coinvolte nella ricerca e nella distribuzione di vaccini, biotecnologie, ingegneria genetica, nanotecnologie, tecnologie digitali e robotica sono strettamente connesse tra loro, muovendo soldi e risorse avanti e indietro e facendo avanzare i loro interessi, seguendo le regole dell’economia capitalista.

Niente di nuovo! In realtà è una vecchia storia, e il progresso della scienza e della bio-medicina è strettamente legato allo sfruttamento, al colonialismo, al dominio occidentale e alle pratiche imperialiste  e patriarcali. Non è difficile trovare i legami nella storia, come non è difficile trovare la storia della resistenza e del sabotaggio contro di essa.

Quello che forse è nuovo, per noi, è che improvvisamente il fatto di criticare il vaccino o l’ingegneria genetica, venga subito catalogato con l’etichetta a-critica di “corona-scettico”, “cospirazionista” o “no-vax”, cancellando e mettendo a tacere ogni possibile resistenza. Viene messo in atto un nuovo pericoloso dualismo e  categorizzazione all’interno della società (anche all’interno dei nostri stessi giri), che crea tensioni funzionali proprio allo Stato, perché queste tensioni rimangono orizzontali, invece di diventare verticali. Qualunque critica venga mossa contro la situazione attuale, indipendentemente da chi e da quali ambienti – anche se fa parte delle lotte dei/delle compagnx in luoghi diversi, da anni (prendiamo come esempio la critica alle bio e nanotecnologie o alla digitalizzazione della società) – oggi viene  messa sotto l’ombrello del “corona scetticx”, del “complottista”, insieme a fascista, reazionarix e nazionalista. Questa  categorizzazione è stata alimentata dallo Stato e dai media, senza sorpresa. Ma è stata riprodotta e sostenuta anche all’interno della “sinistra radicale”.

Oggi la “guerra contro il virus”, è diventata l’occasione per sperimentare nuove tecnologie, per accelerare la digitalizzazione, il controllo e la sorveglianza, per chiudere le frontiere, per estendere l’accesso statale e capitalista al corpo umano. Le insicurezze e le paure generate da questa “crisi” e promosse da Stati, media, esperti, fanno sì che la gente lentamente e silenziosamente si abitui e accetti circostanze che molte persone (almeno noi) ritenevano impensabili fino a pochi mesi fa.

C’è anche l’aspetto economico, dove alcune delle compagnie che investono nella ricerca, produzione e distribuzione di vaccini, test, farmaci, e non da ultimo, lo sviluppo di soluzioni digitali per “contenere” il virus, stanno facendo un immenso profitto da questa situazione. Molti soldi e risorse vengono quindi         reinvestiti nella ricerca e all’improvviso tutte queste opportunità si aprono a tecnologie che fino a poco tempo fa erano soggette a molte restrizioni. Un altro aspetto economico, è che tutte queste         tecnologie e ricerche, forgiano lo sviluppo di nuovi settori, che aiutano a stimolare una crescita economica, per riportare la normalità della società capitalistica.

Una società capitalista inquinata oltre ogni limite immaginabile che, nel suo passato e nel suo presente, sta   distruggendo tutto ciò che incontra, con monocolture, deforestazione, agricoltura intensiva, globalizzazione, estrattivismo, sfruttamento estremo delle vite umane, della natura e di qualsiasi essere vivente. Tutto questo ha creato la base perfetta per lo sviluppo di questo virus (e di molte altre malattie), e il vaccino non sta cambiando la direzione, è solo un cerotto messo su una società malata. Tutti questi sviluppi devono essere sempre visti con un sano scetticismo e critica, e nella nostra critica radicale, pensiamo che dovremmo andare oltre il vaccino e parlare delle condizioni in cui stiamo vivendo e che favoriscono la diffusione della malattia.

Sorgono domande come: in che tipo di mondo vogliamo vivere? Finché vivremo ci saranno malattie, virus e morte. Come vogliamo affrontare tutto ciò? Il mondo in cui tutte le persone sono intese solo come un pericolo e vogliamo isolarci e allontanarci sempre di più gli uni dalle altre, essere costantemente sospettosx, vogliamo controllarci e monitorarci a vicenda? Il contatto interpersonale è necessario per vivere e sopravvivere. Farne a meno significa fare a meno della vita.

Ingegneria genetica e autodeterminazione della propria esistenza

Le vaccinazioni contro il coronavirus sono le cosiddette vaccinazioni mRNA o vettoriali, appartengono alla categoria delle vaccinazioni genetiche. Quindi, eccoci alla ricerca genetica, all’ingegneria genetica e alle biotecnologie. La ricerca in questo settore è in corso da diversi anni. Tuttavia, questi vaccini mRNA sono stati approvati per la prima volta nel 2020 a causa dell'”urgenza” di trovare un vaccino che protegga dal virus COVID19. I tempi di sperimentazione e test di tali tecnologie sono stati massicciamente accorciati e le case farmaceutiche che lo producono hanno stipulato delle clausole che le proteggono da eventuali cause legali che potrebbero sopraggiungere a seguito di effetti collaterali di questi vaccini.

Il fatto che la gente esprima scetticismo o un atteggiamento critico quindi non è poi così strano. E che molte persone anarchiche e  anti-autoritarie abbiano un atteggiamento critico sulle questioni della ricerca genetica, delle bio-tecnologie o del progresso tecnico-medico non dovrebbe sorprendere. Il progresso delle scienze bio-mediche mira ad un prolungamento della vita all’infinito, a qualsiasi prezzo. Le persone sono rese consumatrici di soluzioni tecniche mediche e lentamente perdono sempre più la relazione con il proprio corpo e la natura.

La genetica e le biotecnologie nascono dal bisogno di un mondo patriarcale e capitalista di controllare, standardizzare e perfezionare tutto. In questo momento, come in altri momenti della storia, una presunta crisi, una minaccia, viene presa come occasione per testare nuove tecnologie, in molti settori della vita, sul corpo umano e sociale. Queste tecnologie avrebbero incontrato più resistenza e richiesto più tempo per essere introdotte in altre situazioni. E così l’accettazione di queste tecnologie è forzata.

 Tuttavia, che una persona decida di fare la vaccinazione o meno: il mio corpo, la mia scelta! Valeva ieri, oggi e varrà anche domani. Continuiamo a sostenere l’idea che ogni essere umano decida (nel migliore dei casi in un contesto collettivo) cosa fare del proprio corpo. Non c’è nessuna ragione (nemmeno di tipo sanitario) per cui le persone debbano essere private della capacità di decidere sul         proprio corpo, certamente non da uno Stato o tantomeno da una pressione sociale. Le questioni intorno al controllo del proprio corpo e della salute sono importanti e su di esse potrebbero, dovrebbero esserci scambi di riflessioni e discussioni all’interno dei nostri giri. La nostra idea è che dovremmo cercare di scoprire come affrontare queste questioni in modo autodeterminato. Invece, quello che sta succedendo ultimamente in alcuni spazi della “sinistra radicale”, squat, punti di incontro e centri sociali non sta andando in questa direzione. Spazi che si definiscono auto-organizzati hanno aderito alle misure dello Stato e chiedono i certificati covid, o di essere statx vaccinatx, testatx o guaritx. Alcuni spazi arrivano addirittura a decretare il divieto d’entrata o di stare nei dintorni dello spazio senza il certificato, o consigliano alle persone di fare il vaccino covid.

Chiamare questi atti solidarietà o responsabilità è in qualche modo fuorviante. Riprodurre e implementare le regole imposte dallo Stato – specialmente quando richiedono registrazione,         categorizzazione, maggiore controllo, isolamento – è  responsabilità, certo, ma verso lo Stato, quindi può anche essere semplicemente tradotta come obbedienza.

Nuove tecnologie di sorveglianza e controllo

Il certifivato covid è solo l’ultimo sviluppo di un processo che potrebbe alla fine permettere una sorveglianza completa di intere parti di società e territori. Non solo nel senso di repressione, ma anche economicamente. I “Big Data” – la quantità di dati che produciamo ogni giorno attraverso molti degli strumenti digitali disponibili, che devono essere categorizzati, analizzati e così via, in modo che possano anche essere trasformati in profitto – sono le nuove “materie prime” del futuro, in cui si concentrano i grandi interessi, e una critica anticapitalistica dovrebbe tenerne conto.

In questo momento si stanno facendo “passi da gigante” nei settori della digitalizzazione, del controllo e della sorveglianza.

Le app che si chiede a tutti di scaricare sui propri smartphone che comunicano dati di movimento e di localizzazione, la crescente capacità di trasmettere quei dati e metadati in tempo reale, la videosorveglianza, il tracciamento dei contatti, sono tutte parti di uno sviluppo sempre più diffuso e standardizzato delle tecnologie di sorveglianza. Proprio come la legge sul terrorismo recentemente approvata in Svizzera (MPT, Misure di polizia per la lotta al terrorismo), il certificato Covid rende         possibile il controllo e la sorveglianza di parti sempre più grandi della popolazione. La gente diventa un insieme di dati che possono essere controllati e gestiti.

E con la giustificazione della minaccia (virus, terrorismo, crollo dell’economia), si suppone che le persone aderiscano al controllo, all’autocontrollo e alla sorveglianza. Per il “benessere” di tuttx. Un sogno per gli Stati e per tuttx coloro che hanno interesse che tutti i settori della vita possano essere controllati,         analizzati e capitalizzati. Con la minaccia di un virus, una crisi, il terrorismo, queste tecnologie possono essere utilizzate più rapidamente. Tra l’altro, anche mezzi che i fascisti e la destra sono sempre molto felici di accogliere e utilizzare. Invocare l’uso di questi mezzi contro i migranti, gruppi ai “margini”         della società o contro persone e gruppi resistenti e ribelli è legittimo secondo loro, ma poi ovviamente sono contrari quando questi strumenti vengono rivolti verso loro stessi. Perciò consideriamo le loro grida di libertà come opportunistiche e ipocrite.

I QR-code e i certificati, la costante registrazione e raccolta di dati e la lenta acclimatazione alla digitalizzazione delle nostre vite e alla sorveglianza totalitaria e costante stanno progredendo. Le misure anti-COVID (chiusura delle frontiere, app COVID e certificato COVID,…) stanno portando questioni come il controllo dei corpi e dei movimenti, la digitalizzazione e la registrazione delle persone a un nuovo livello con palese velocità.

Le condizioni di salute delle persone, dove sono, quando, dove, con chi, vengono catturate come dati e diventano controllabili. Il Covid pass è una continuazione delle intrusioni e degli accessi sfacciati dello Stato nelle nostre vite, così come le “Misure di polizia per la lotta al terrorismo” (MPT) recentemente approvate. Non possiamo accettare nulla di tutto ciò.

Per tutte queste ragioni e molte altre….

Contro le misure COVID imposte dallo Stato, contro il certificato COVID, contro il controllo e la sorveglianza!

Per una vita autodeterminata, per la libertà, per l’anarchia.