Collettivo R-esistiamo – Il DECS e un nuovo tassello di apartheid in Ticino

Con la recente pubblicazione di un bando di concorso per l’assunzione di insegnanti, da impiegare nei futuri campi di Balerna e di Novazzano per 2019/2020, il Dipartimento dell’Educazione del Cantone Ticino (DECS) – a guida socialista – si spinge ancora un passo oltre verso la segregazione e la razzializzazione delle persone migranti.Il DECS ha infatti disposto che la scolarizzazione dei figli e delle figlie dei richiedenti l’asilo presenti nel Cantone, assieme a tutte le persone minorenni non accompagnate, debba essere svolta all’interno di tali campi.

Evidentemente, il Dipartimento socialista di Bertoli ritiene che la nuova legge d’asilo non sia già sufficientemente autoritaria e razzializante e, in linea con la migliore tradizione di governance socialdemocratica, si getta a capofitto nella corsa a essere più papista del papa o,meglio… più razzista del leghista!

La nuova legge federale d’asilo, infatti, per quanto ‘democraticamente’ allestita attorno a forme di concentrazione e velocizzazione delle procedure di respingimento e segregazione, non impone affatto la scolarizzaione obbligatoria in classi ghetto, all’interno dei centri federali. Una similie applicazione restrittiva delle disposizioni federali rivela, nel caso ve ne fosse ancora bisogno, la smaccata complicità e corresponsabilità dei socialisti di governo, nella creazione e nell’implementazione del sistema neoliberista di apartheid. Dimostra ancora una volta come il Ticino, cantone di frontiera securizzato, sia sempre più ostaggio della retorica xenofoba, naturalizzata in disposizioni di legge e in bandi di concorso pubblico per insegnanti. Con l’imposizione della scolarizzazione obbligatoria all’interno dei campi, il DECS porta il suo contributo performativo all’invisibilizzazione delle persone migranti e alla creazione di categorie di separazione. Un formidabile esempio di quella scuola che verrà, sarebbe dovuta venire o che vorrebbe venire imposta.

Ovviamente, la ‘fuga in avanti’ del DECS verso l’apartheid-scolastica non manca della solita infarcitura umanitaria e dell’impietoso discorso sulle “povere persone migranti” che, stando al responsabile della Divisione scuola, Manuele Berger : “…non devono essere illuse”, dalla possibilità di avere una vita scolastica comune a quella di altri bambini e bambine. “Perché in caso di decisione negativa” – continua il funzionario responsabile – “le ripercussioni potrebbero essere molto più gravose per un ragazzo integrato per poco tempo in una classe”.

Chi conosce da vicino la situazione e ha sviluppato percorsi in grado di spezzare l’isolamento è invece testimone diretto di un’altra realtà: è proprio questo sistema d’isolamento, di divisione e di segregazione a essere il contenitore, lo strumento attraverso il quale vengono perpetrate le vecchie-nuove forme di sofferenza, annichilimento e solitudine. Una situazione contro cui le persone trattenute nei campi in Ticino e altrove si ribellano costantemente, dimostrando ogni giorno la propria determinazione a rompere con le vessazioni di questo sistema.

Nelle scarne parole di giustificazione, il funzionario scolastico è riuscito a concentrare a un tempo tanta supremazia, tanto autoritarismo e tanto disprezzo. Tre buoni esempi di competenza del disumano.

Supremazia: bianca, adultista, paternalista e velatamente machista, svizzera o ticinese. Che pretende occuparsi della valutazione e legittimazione di ciò che possa essere più o meno traumatico per famiglie o individui, i cui traumi – generati dalla fuga, dalla devastazione delle proprie case, dalle guerre e dalla precarietà – sono parte dolorosa e costante del loro cammino. Traumi alimentati costantemente dagli stessi funzionari, gli stessi politici e padroni che, attraverso l’indiscutibile sviluppo del modello capitalista -con le sue politiche di morte (necropolitiche) -sonoin grado di decidere chi ha diritto di vivere e chi no.

Autoritarismo: statalista e liberal-burocratico, di chi considera le persone migranti come numeri da collocare, da gestire o da attribuire. Allo stesso modo – ma con ripercussioni “diverse” – insegnanti, docenti e chi ogni giorno vive le dinamiche del mondo dell’educazione è ridotto a ruolo di funzionario, esecutore muto degli ordini imposti.

Disprezzo: per la dignità e l’autodeterminazione delle persone, alle quali è sistematicamente negata la possibilità di potersi esprimere in merito, decidendo in modo visicido e tardo-coloniale su ciò che sia meglio per loro.

Non molto tempo fa, lo stesso ministro Bertoli, responsabile politico di questo ulteriore insaprimento del regime migratorio, rifletteva pubblicamente sul ruolo della Confederazione elvetica durante la Shoah. In occasione di un incontro con la sentrice italiana Liliana Segre, deportata e respinta dalle autorità svizzere durante la seconda guerra mondiale, il capo del DECS porgeva le sue scuse da svizzero e invitava la Confederazione a fare altrettando.In effetti, quella di scusarsi con decine di anni di ritardo sulle scelte politiche nazionali solleva parecchio dall’insostenibilità delle scelte presenti e aiuta a rinforzare il proprio ego patriottico. Ci sarà sempre, forse, una generazione futura sulla quale scaricare debiti, devastazioni ambientali, olocausti e responsabilità collettive. Forse, così com’è stato fatto per i respingimenti degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, o per i collocamenti coatti extra famigliari, per l’educazione forzata dei bimbi e delle bimbe rom o per la negazione dei diritti della donna, tra qualche anno illustri storici e storiche potranno fare ottimi lavori per lo stesso DECS, indagando sul ruolo della Svizzera negli anni venti del XXI secolo. Si interrogheranno sulla catarsi collettiva e sulle cause dell’avvento dei post-fascismi, dei sovranismi, delle guerre al terrorismo, del controllo securitario e dell’apartheid.

Tuttavia, se vogliamo fare in modo che qualcuno non si debba scusare in futuro per le porcate del DECS e di ogni altro vertice istituzionale, sarà necessario contrastare quest’ulteriore tendenza alla segregazione e all’umiliazione delle persone: disobbedendo,

sabotando e agendo in modo diretto contro questo presente.

Impediamo in qualsiasi forma, creativa, distruttiva, collettiva o individuale l’applicazione del bando di concorso e la scolarizzazione nei campi d’internamento per persone migranti!

Qui l’inidirizzo del DECS e dei responsabili del bando:

Divisione della scuola

Viale Portone 126501 Bellinzona

tel. +41 91 814 18 11 fax +41 91 814 18 19

Direttore di Divisione 

Coordinatore DECS: Emanuele Berger

SCEGLIAMO DA CHE PARTE STARE – SENZA RIMORSI SENZA RIMPIANTI

NESSUNNA COMPLICITÀ CON IL SISTEMA E CON LA POLITICA DEI LAGER!

Collettivo R-esistiamo