Politiche migratorie: è ora di dire basta, è ora di agire!

Testo distribuito durante la giornata del primo di maggio 2019

Autore: Collettivo R-esistiamo

Da più di un anno il Collettivo R-esistiamo cerca di solidarizzare attivamente con le persone migranti e tutt* coloro che, in qualche modo, subiscono il regime migratorio svizzero e ticinese.

Sin dall’inizio, il collettivo ha voluto esprimere forme di solidarietà in grado di guastare, sospendere, inceppare i quotidiani meccanismi di isolamento, segregazione e deportazione presenti in questo territorio. Abbiamo iniziato il nostro percorso con dei momenti di semplice incontro, organizzati fuori dal bunker di Camorino (dove tutt’oggio sono costrette nel sottosuolo tra le 40 e le 60 persone) e dalle strutture di Paradiso e di Cadro. La pratica solidale dell’incontro è diventata ben presto complicità nel rifiuto e nel contrasto al regime migratorio svizzero che complessivamente, con la partecipazione di vari organismi, associazioni, e dipartimenti, organizza e dirige una vera e propria logistica della sub-umanizzazione.

Un regime che nega o limita la libertà di movimento e di insediamento, che prevede la carcerazione amministrativa per chi non possiede un documento, che respinge e deporta persone di qualsiasi età o provenienza, mediante sistemi di coercizione fisica e psicologica, attraverso inganni, ricatti, separzioni forzate e la quotidiana violenza delle detenzioni degradanti e militarizzate ei campi. Dall’incontro e dal riconoscimento reciproco sono nati i principali momenti di iniziativa e di contestazione pubblica. Autodeterminandoci orizzontalmente nelle manifestazioni in strada e nei numerosi presidi di protesta, contro l’operato di Croce Rossa Svizzera (CRS), Segreteria e Ufficio della Migrazione (SEM E UM) e Soccorso Operaio Svizzero (SOS).

Attualmente, le condizioni di detenzione nei bunker e nei centri gestiti dalla CRS continuano a produrre disprezzo, sofferenza, ingiustizia e subordinazione, in cambio di profitti e mandati milionari in nome della sicurezza. Condizioni di detenzione che, nel caso specifico del bunker di Camorino, sono ampiamente documentate e già oggetto di un’appello firmato da oltre un centinaio di persone con competenze mediche professionali, per la chiusura immediata  di un “non-luogo”, del tutto inadeguato alla vita delle persone. In seguito alle lotte intraprese dal collettivo, le uniche risposte da parte delle autorità sono state quelle repressive e intimidatorie, Quasi tutte le persone trattenute nel bunker di Camorino che hanno partecipato attivamente alle manifestazioni e ai presidi sono state minacciate, allontanate, carcerate amministrativamente o deportate.

Quello delle deportazioni forzate è probabilmente l’aspetto più sottaciuto e a un tempo più implementato dalle autorità nei tempi più recenti. L’Ufficio della migrazione su ordine della SEM, sta deportando con la forza diverse persone provenienti da Nigeria, Eritrea, Kurdistan turco, Iraq e Afghanistan, in virtù di accordi bilaterali o di supposte condizioni di sicurezza dei relativi paesi. Le deportazioni volte al rimpatrio riguardano sempre più spesso anche minorenni non accompagnat* e le stesse modalità con le quali sono stati effettuati questi prelievi forzati sono rivelatrici dei livelli di disumanizzazione raggiunti dalla democrazia rossocrociata e del suo ipocrita apparato umanitario.

Ovviamente, in quanto liberal-democratico, questo stato garantisce la libertà di scelta alla indesiderabile umanità che si presenta sul “suo” patrio suolo: ricatti, tentativi di rimpatrio economico, minacce di deportazione interna (da questo punto di vista, il sistema dei campi in Svizzera appare sempre più simile ai gironi danteschi, con una gradazione di disumanità variabile, che ha il suo abisso culminante nel bunker: “se accetti il rimpatrio ecnomico ti seppelliamo a Camorino!”.

Dalla sua, il Collettivo R-esistiamo non ha la verità mediatica e istituzionalizzata dell’ordine costituito. Non ha neppure i mezzi o le strutture di partiti, sindacati o associazioni.

Dalla nostra abbiamo solo quanto appreso nel nostro percorso orizzontale e autorganizzato, libeor dalla impietosa superiorità occidentale del “povero migrante”, quanto dalla ipocrita vocazione umanitaria della “coperta calda”. Abbiamo i cocci taglienti della segregazione spezzata, nei quali ritroviamo riflessse le stesse indesiderabili forze delle nostre lotte.

Ci rivolgiamo a tutt* coloro i/le quali ritengano che questa situazione non sia più sopportabile, a chi sceglie da che parte stare, senza deleghe, mettendo in prima persona le proprie conoscenze ed energie in questo percorso di lotta antirazzista e antifascista che nasce e si sviluppa dal basso.

 

PER LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO

PER LA LIBERTÀ DI RESTARE

PER LA LIBERTÀ DI AUTODETERMINAZIONE DI TUTT*

 

COLLETTIVO R-ESISTIAMO