Licenza di uccidere per la polizia vodese

Fonte: renverse.co

Losanna, 31 marzo 2021: il poliziotto che ha ucciso Hervé perché era nero è stato assolto e riceve 35.000 franchi di risarcimento… Secondo la corte si è trattato di legittima difesa.

Riportiamo un testo ed una poesia del Collettivo Outrage, collettivo antirazzista politico e decoloniale, Dal sito del collettivo: Outrage collectif è un gruppo di azione e riflessione rivoluzionario svizzero – situato attualmente nella svizzera romanda – che lavora su tematiche legate alla razza. Nato nell’estate del 2017, ci siamo raggruppat* in maniera non-mista tra persone razzializzate negativamente dalla società etero-cis-bianca-patriarcale alfine di organizzarci in modo autonomo e di impegnarci nella nostra propria emancipazione. Maggiori info su: https://outragecollectif.noblogs.org

Di seguito gli articoli:

Il caso Hervé Mandundu: il processo ha finalmente avuto luogo

Losanna | 18 marzo

Più di 4 anni dopo la morte di Hervé Mandundu, ucciso dalla polizia cantonale vodese, il processo avrà finalmente luogo. Ricordiamo i fatti. La notte tra il 6 e il 7 novembre 2016, 5 agenti di polizia sono intervenuti nell’edificio di Hervé, a seguito di una chiamata per schiamazzi notturni. Secondo la versione della polizia, Hervé li avrebbe attaccati durante l’intervento, il che avrebbe giustificato che uno di loro – il caporale – gli sparasse a meno di 1m di distanza tre proiettili nel corpo, due dei quali saranno fatali. I vicini di Hervé hanno negato la presunta aggressività della vittima durante l’intervento. È quindi in queste circostanze improbabili che si è svolto l’intervento di cinque agenti di polizia addestrati e qualificati. Cinque agenti hanno affrontato Hervé in questo edificio e a seguito del loro intervento Hervé è morto. Era solo, aveva 27 anni ed era padre di un bambino piccolo.

Solo la mattina dopo, il 7 novembre, verso le 10:00, gli agenti di polizia si sono recati ad annunciare la morte di Hervé ai suoi genitori. Dopo questi eventi drammatici, la comunità congolese e i/le suoi/sue sostenitori/trici hanno manifestato nelle strade di Losanna per denunciare il razzismo e la profilazione razziale che permea questo caso. Alla manifestazione hanno partecipato più di 1.000 persone. Le richieste erano chiare: il diritto alla verità e alla giustizia, contro i crimini della polizia. Questa mobilitazione ha espresso un sostegno a tutte le vittime della violenza della polizia e ai loro parenti, sotto la pioggia di slogan cantati dai/dalle manifestanti: la vita delle persone nere conta. Un anno dopo la morte di Hervé, la famiglia ci ha dato una testimonianza toccante:

“È davvero un anno troppo lungo, non abbiamo nemmeno una risposta. Quello che ci tocca, quello che ci fa più male, è che non abbiamo ricevuto una sola visita da parte delle autorità, nemmeno una lettera per chiederci almeno come andava. ”

“Quello che mi spaventa è quante famiglie stiano vivendo esperienze simili, e quello che la polizia ha seminato nella vita dei nostri figli e le ripercussioni a lungo termine. Non possiamo fare il nostro lutto. Il poliziotto vive la sua vita, lavora e noi siamo qui, siamo condannati, aspettiamo. Siamo qui, come animali. È lui che vale più di noi, il poliziotto. ”

Oggi, la situazione rimane invariata, i genitori di Hervé sono ancora senza risposta o contatto ufficiale. Dall’annuncio del processo, solo alcuni elementi dell’inchiesta, tra cui una nuova versione della polizia, sono stati trasmessi dai media: questa nuova versione giustificherebbe, secondo loro, l’omicidio di Hervé. I suoi genitori apprendono, proprio come noi, l’andamento del caso leggendo i giornali, senza alcuna mediazione sulla morte del loro figlio da parte di nessuna autorità.

I genitori hanno potuto leggere – come noi – il rapporto del procuratore sul giornale 20 minuti che i poliziotti del Chablais, equipaggiati con giubbotti antiproiettile e guanti antitaglio, non hanno usato i loro manganelli tattici o spray al peperoncino. Così, la polizia ha preferito estrarre un’arma letale prima di usare gli strumenti violenti forniti dalla polizia che avrebbero potuto evitare il suo omicidio.

Il riconoscimento delle violenze poliziesche nel discorso dei media è l’eccezione, mentre la demonizzazione delle vittime, uomini neri o razzializzati, rimane la regola. Nel caso di Mike Ben Peter, come nel caso di Hervé Mandundu, la polizia si è affrettata a dire ai media che la vittima era sotto l’influenza di droghe o alcool, anche prima che il rapporto tossicologico fosse rilasciato. Senza alcun rispetto per i familiari, stanno infangando la memoria delle nostre vittime per discolparsi dei loro omicidi.

Abbiamo incontrato di nuovo la famiglia di Hervé, che ha ben capito il gioco dei media:

“Ecco, Mike è la stessa cosa che con Hervé! Hanno detto anche questo, che era drogato, che era ubriaco… È il loro modo di accusare qualcuno che è innocente. Perché quando non si trova niente, bisogna dire qualcosa. Lo accusano davanti al mondo, davanti alla gente. In verità, Hervé non è così. Conosciamo nostro figlio. Conosciamo Hervé. ”

Nonostante il fatto che questi lunghi anni di attesa abbiano influito sulla loro salute, la famiglia è ora pronta e fiduciosa per il processo.

“Siamo pronti. Siamo pronti. Non abbiamo niente da perdere. Abbiamo già perso Hervé. ”

Dal 23 al 25 marzo, il processo per la morte di Hervé Mandundu si svolgerà a porte chiuse, dove il caporale in questione dovrà rispondere delle sue azioni in un tribunale penale. Speriamo che le autorità rendano giustizia e dignità a Hervé e alla sua famiglia, e che la condanna non protegga ancora una volta la polizia, il braccio armato dello Stato.

Non lo diremo mai abbastanza, nella comunità congolese un bambino non appartiene ai suoi genitori, ma a tutta la sua comunità. Quella sera, Hervé Mandundu è stato ucciso dalla polizia ed è da quattro anni che una comunità intera è in lutto.

Giustizia e verità per Hervé
Giustizia e verità per Mike
Giustizia e verità per Lamine
Giustizia e verità per tutte le vittime delle violenze della polizia

Outrage Collectif


 

NON VOGLIONO DIRE SCUSA

Poesia scritta nell’ambito della giornata in memoria di tutte le vittime delle violenze della polizia: “Sag ihre Namen !” del 20.03.2021, organizzata da Allianz Against Racial Profiling in occasione della giornata internazionale di lotta contro le violenze della polizia.

 

 

 

 

Sanno quello che hanno fatto

E non vogliono dire scusa

 

Ci siamo incontrati

Avevamo più o meno 12-13 anni

Avevamo il privilegio della spensieratezza

Ma neanche troppo

Presto abbiamo imparato a stare in guardia

Tu più di me

Presto ci è stato fatto capire che bisognava fare tutto bene

Un po’ troppo comunque

 

Ci siamo comunque voluti bene subito

Non so veramente come non amarti troppo in realtà

Forse perché sei stato spesso un amico prezioso

 

Ho voglia di raccontarti

Raccontarti le nostre storie

Ma non si raccontano

Si vivono o si raccontano in due

 

Ci siamo incontrati

Avevamo più o meno 12-13 anni

A 12-13 anni si crede di avere tutta la vita davanti a sé

Ci siamo visti, persi, e poi rivisti e persi tante volte

Non me ne preoccupavo

Perché pensavo che a 12-13 anni…

Che a 20-21 anni…

Che a 27 anni…

Avevamo tutta la vita davanti a noi

E sono venuti Hervé

Sono venuti a decidere il seguito della storia

Hanno deciso che 27 anni era già troppo per te

Sono venuti

Hanno deciso il seguito della storia
Vogliono controllarla questa storia
E non vogliono dire scusa

Ti abbiamo amato così tanto Hervé

Avremmo voluto che ti raccontassi tu stesso
Che raccontassi l’impegno che hai avuto per i tuoi
Gli anni passano e non capiamo ancora
E loro… mantengono il silenzio

Decidono chi può vivere o morire qui
E siamo noi che moriamo

Ma questo poliziotto, è qui, vedi
Questo poliziotto respira il nostro ossigeno, vedi
Questo poliziotto inquina la nostra aria
Questo poliziotto ha del sostegno

Mille volte, hanno mentito
Mille volte, hanno ucciso
Mille volte, ci hanno ignorati e disprezzati
E noi… siamo morti mille volte

Sono venuti, vedi
Poi ti hanno ucciso Hervé
Questo sistema, questo poliziotto, questa giustizia

Perché, vedi, questo poliziotto è qui
Questo poliziotto respira il nostro ossigeno, vedi
Questo poliziotto inquina la nostra aria
Questo poliziotto ha del sostegno qui

Non vogliono ammettere i propri torti
Tacciono, e quando aprono la bocca, è per mentire
Hanno paura Hervé, perché lottiamo per la giustizia e la verità
Hanno paura, perché sentono la nostra rabbia
Questa rabbia sai
Questa rabbia che non ci fa indietreggiare davanti a nulla
Ma non vogliono dire che hanno sbagliato
Non vogliono dire scusa

Hanno paura, perché ci impegnamo a mantenere viva la tua dignità
Perché ci impegnamo a farti vivere
Perché rifiutiamo che tu cada nell’oblio
Ci rompono
E se ne fregano che ci ripariamo
Perché Non vogliono dire scusa

Ma noi siamo qui Hervé
Siamo qui
E non ti molleremo

Pensano che lottiamo per la rabbia
Ma è ben peggio
Ben peggio per loro

Perché lottiamo per amore
E l’amore ti segna
E l’amore resta

Una membra di Outrage Collectif

Altri articoli su questo caso:

https://frecciaspezzata.noblogs.org/post/2016/11/07/bex-vaud-quando-la-polizia-uccide/

https://frecciaspezzata.noblogs.org/post/2017/11/10/bex-vd-un-anno-fa-herve-veniva-ucciso-dalla-polizia/

Links in francese:

https://renverse.co/infos-locales/article/permis-de-tuer-pour-la-police-vaudoise-3001

https://renverse.co/infos-locales/article/affaire-herve-mandundu-le-proces-a-enfin-lieu-2978

https://outragecollectif.noblogs.org/