Bex (Canton Vaud): quando la polizia uccide…

jean-paul-gaultier-vintage-blue-fight-racism-print-maxi-dress-product-1-17844163-4-072147797-normalDi seguito la traduzione di un comunicato pubblicato sul sito di contro-informazione renversé.co dopo l’uccisione di Hervé Mandundu da parte di un caporale della polizia del Chablais nel Canton Vaud, la sera del 6 novembre 2016.

Non si è parlato di una pallottola, né di due, ma ben tre che hanno ucciso Hervé Mandundu, la notte da domenica 6 novembre a lunedì 7 novembre. Ebbene sì, la polizia ha ucciso Hervé… 27 anni, padre e figlio, fratello e amico, parente e conoscente. Alcunx chiameranno quello che è successo una «bavure poliiziesca», noi lo chiamiamo un omicidio.

La versione raccontata da 24heures (quotidiano del Canton Vaud) riporta che domenica 6 novembre poco dopo le 22.00 Hervé avrebbe sfondato la porta di un vicino del piano di sopra e sarebbe entrato nel suo appartamento con un coltello in mano. Quest’ultimo si rifugia da un altro vicino, il quale avverte i/le custodx. Uno di questi suona il campanello dell’appartamento di Hervé che non risponde e il custode chiama la polizia.

Due pattuglie dell’EPOC (Entente des police du Chablais vaudois) arrivano sul posto ed entrano in contatto con l’uomo. Sempre secondo quanto riportato dal giornale, Hervé sarebbe poi uscito armato con un coltello da cucina e si sarebbe lanciato sulle scale in direzione dei poliziotti. La polizia gli avrebbe intimato di fermarsi all’urlo di «stop police», un caporale dell’EPOC ha fatto uso della sua arma di ordinanza, sparando a diverse riprese in direzione di Hervé. Poi, i poliziotti avrebbero tentato di soccorrere al ferito che è deceduto sul posto.

Eppure, sui vari video pubblicati su internet, degli/delle abitanti del palazzo assicurano che il «fosennato» non era armato e che si tratta di una padre di famiglia di 27 anni rispettoso, calmo e gentile. Delle persone vicine ad Hervé e diverse persone della comunità congolese dubitano della versione ufficiale e invitano a mobilitarsi per paura che loro stessx o i/le loro figlix subiscano la stessa fine. Altrx aggiungono che non si tratta solamente del problema di questa comunità, ma che si tratta di un problema di razzismo più ampio: «non possono ucciderci così», «se fosse stato bianco non l’avrebbero ucciso in quel modo». In ogni caso per alcunx abitanti non si tratta di legittima difesa, ma di un crimine.

Venerdì 4 novembre invece un uomo del Capo Verde ha subito un controllo razzista a Losanna ed è stato pestato da diversi poliziotti. È finito in ospedale con dei buchi nella carne fino all’osso, provocati dall’accanimento dei poliziotti con i loro manganelli.

Quando le persone che subiscono questo tipo di violenze non hanno documenti interessano poco ai giornalisti, ma le violenze razziste, le minacce e le perquisizioni abusive fanno parte del lavoro quotidiano dei poliziotti. La notizia diffusa dall’ATS sulla morte di Hervé precisava che «l’uomo ferito fatalmente beneficiava di un permesso C, e non era un richiedente asilo». Sembra quasi che lascino intendere che il dramma sia che avesse un permesso di domicilio.

La polizia vodese ha ucciso e questo atto non deve essere minimizzato. Oggi, la polizia di Bex lascia delle persone in lutto: famiglie, amicx, conoscenti, e molte altre rivoltate di fronte ad un’ ingiustizia, ad un dramma.

Mandiamo i nostri sinceri messaggi di supporto alle persone vicine a Hervé Mandundu.

«Alla fine non ci ricorderemo delle parole dei nostri nemici, ma dei silenzi dei nostri amici».
Martin Luther King.

Hervé: né te, né nessun altrx e soprattutto non unx di più! Hervé Mandundu, non dimenticheremo!
Black Lives Matter!

Fonte: http://renverse.co/Bex-Vaud-Quand-la-Police-assassine-834