Ginevra – Basta voli speciali!

Nonostante una forte mobilitazione, Tahir Tilmo è stato deportato con la forza in Etiopia con un volo speciale il 27 gennaio 2021, mentre era in un letto d’ospedale. Per denunciare la complicità del Consiglio di Stato, la collaborazione dell’HUG con la polizia e le deportazioni forzate in Etiopia; manifestazione il 24 febbraio alle 12:00 alla Promenade de la Treille.

Stop ai voli speciali! Stop ai centri di deportazione!

Ginevra | 15 febbraio

Di seguito il comunicato del Coordinamento Asylum.ge

Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio, un aereo appositamente noleggiato per il ritorno dei richiedenti asilo respinti è decollato dall’aeroporto di Cointrin verso l’Etiopia. A bordo c’era Tahir Tilmo, un richiedente asilo che era stato assegnato al cantone di Ginevra e il cui allontanamento è stato effettuato dalla polizia ginevrina. Tahir Tilmo era stato arrestato e detenuto a Favra e poi a Frambois per motivi amministrativi dal 7 settembre. Questo accademico aveva imparato il francese, partecipava a varie attività organizzate all’interno dell’Università di Ginevra ed era descritto come una persona ben integrata. Una petizione, firmata da più di 1.000 persone e che chiede al Consiglio di Stato di sostenerlo, era stata presentata. Il Consiglio di Stato non aveva risposto. Una forte mobilitazione cittadina ha avuto luogo per cercare di evitare l’esecuzione della deportazione. Senza alcun risultato.

Quattro giorni prima del volo speciale, Tahir Tilmo ha fatto uno sciopero della fame e della sete. Il 27 gennaio, su consiglio di un medico generico che lo ha visitato a Frambois, è stato portato al servizio di emergenza dell’HUG. Lì era ostacolato da legacci ai piedi – come se nelle sue condizioni potesse sfuggire ai due poliziotti che lo affiancavano! Dopo alcuni esami, la polizia è venuta a prenderlo al pronto soccorso per trasferirlo all’aeroporto. Come è possibile che un uomo in sciopero della fame e della sete, che si lamenta di forti dolori, possa essere considerato idoneo a subire lo shock di un volo speciale? I medici che l’hanno ritenuto idoneo ad essere rimosso erano a conoscenza delle condizioni violente in cui avviene la rimozione forzata? La polizia ha forzato la mano al personale infermieristico di HUG? Tre richiedenti asilo respinti sono già morti durante tali operazioni: a quale rischio(i) le autorità di Ginevra hanno esposto Tahir? Il Coordinamento asile.ge esige risposte a queste domande, che sono di competenza delle autorità ginevrine, per evitare future morti.

Questo volo speciale è stato uno dei primi verso l’Etiopia, dopo la firma di un accordo tra la Svizzera e il governo etiope nel 2018. L’accordo è stato firmato in un momento in cui l’elezione di un nuovo primo ministro nel paese africano ha dato l’illusione di una rinnovata stabilità. Da allora, però, la situazione è cambiata notevolmente e la guerra è scoppiata nel nord del paese. Secondo gli osservatori informati, l’Etiopia rischia di scivolare in una guerra civile sullo sfondo delle divisioni etniche. Coordinamento Asilo.ge si unisce all’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati nel chiedere alle autorità federali di sospendere immediatamente i rimpatri forzati in Etiopia a causa dell’instabilità politica del paese, che sta generando situazioni di violenza.

In generale, il Coordinamento asile.ge esprime la sua opposizione ai voli speciali di livello 4, che di per sé equivalgono a forme di maltrattamento. Permettendo che tali operazioni abbiano luogo a Ginevra, i dirigenti politici ginevrini non riescono a proteggere i diritti umani e l’immagine della nostra città. C’è una grande contraddizione tra, da un lato, l’emozione che un tale rimpatrio forzato suscita nella popolazione ginevrina, unita all’espressione di una certa indignazione da parte dei responsabili politici fino al Consiglio di Stato, e, dall’altro, la costruzione, in questo stesso momento, di un centro di rimpatrio e di nuovi luoghi di detenzione amministrativa a Grand-Saconnex, in un complesso dedicato alla moltiplicazione delle operazioni di questo tipo. Il coordinamento asile.ge chiede alle autorità ginevrine di esprimere alle autorità federali il loro interesse ad attuare una politica di rifugio, di accoglienza e di integrazione piuttosto che di esclusione e di ritorno forzato sul territorio cantonale.