Collettivo R-esistiamo: comunicato e resoconti degli ultimi presidi.

Riceviamo dal Collettivo R-esistiamo e diffondiamo:

“NON È UN PROBLEMA DI SANITÀ PUBBLICA”

Queste le parole che il medico cantonale dott. Merlani ha espresso riferendosi allo stato di salute delle persone rinchiuse nel bunker di Camorino, durante la serata tenutasi a Bellinzona in occasione della giornata cantonale dell’integrazione 2021 – “Coronavirus: impatto sulle politiche d’integrazione”.

Questa è la tanto vantata integrazione del Ticino.

Nonostante le raccolte firme, la presa di posizione di molt* medic*, lo pseudo bando di concorso lanciato per fingere di voler trovare una soluzione, sedici persone sono ancora chiuse nel bunker in condizioni di salute disastrose.

Attualmente non c’è nemmeno il riscaldamento e le persone si stanno ammalando per il freddo.

Nella “casetta gialla”, presentata dal Cantone come manna dal cielo per queste sedici persone, il forno della cucina non è funzionante, le finestre rotte non vengono aggiustate e nemmeno in questo luogo si
riesce a trovare un po’ di calore.

Quel calore, non solo fisico ma umano, che un medico come il dottor Merlani dovrebbe garantire per il ruolo e la funzione che riveste e per il giuramento di Ippocrate, che almeno dovrebbe conoscere.

Invece, nonostante le segnalazioni di molt* medic* in merito alle condizioni di vita insostenibili all’interno del bunker, il medico cantonale si arroga il diritto di asserire che: ‘’il bunker è fatto apposta per vivere anche a lungo termine in casi di emergenze, come le
guerre” e che “lo stato di salute di queste persone non è un problema suo perché non è un problema di salute pubblica”.

In un momento storico come quello che si sta vivendo, in cui il tanto paventato rischio di contagi è all’ordine del giorno, affermare che non sia un problema di salute pubblica il fatto che sedici persone possano
seriamente ammalarsi, la dice lunga su come quest’ultima venga gestita in Ticino: in modo discriminatorio, con persone di serie A e ….alcune di serie B.

Il fatto che vengano abbandonate in condizioni precarie e rese di conseguenza fragili sia fisicamente che psicologicamente, è un problema di salute pubblica. Questo comporta inoltre che quei “poveri” ticinesi, che tanto detestano avere immigrat* sul loro suolo, debbano pagare tasse per sostenere costi di salute che potrebbero essere evitati.

Come?

Semplicemente chiudendo il bunker e fornendo un permesso di lavoro a queste persone, che altrimenti non hanno alcuna prospettiva di vita.

Quella sera, a fronte di queste rivendicazioni, il dottor Merlani ha affermato che pretendere una sua presa di posizione rispetto alla chiusura del bunker sarebbe da ingenu*.

Per di più, ha aggiunto che i veri problemi risiederebbero altrove, in posti come il confine tra Bielorussia e Polonia. Purtroppo però, ‘’i veri problemi’’ esistono anche qui, nelle politiche migratorie svizzere.
Il bunker di Camorino, in cui degli individui sono costretti a vivere rinchiusi sottoterra in circostanze spietate, ne è un esempio pratico.

Quelle stesse politiche migratorie di chiusura tanto care all’onorevole Gobbi. Colui che presenzia a serate su temi come l’integrazione, quando la sua politica è discriminare e allontanare le persone cosiddette diverse. Colui che partecipa come invitato a serate su temi come la violenza di genere, quando la sua politica è decisamente maschilista e patriarcale perché prevede solo repressione e una falsa percezione di
sicurezza, dando potere ad una polizia che l’8 marzo si è permessa di picchiare le donne che stavano manifestando.

Per tutto questo, ancora una volta, come Collettivo Antirazzista R-Esistiamo rivendichiamo e pretendiamo:

– La chiusura del bunker e un permesso a chi vi si trova rinchiuso;

– Una politica aperta alle questioni migratorie e di genere, che crei possibilità di scambio e parità reale tra tutt*.

Rivendichiamo due momenti di protesta organizzati dal collettivo R-esistiamo avvenuti durante l’ultima settimana di novembre.

Mercoledì 24 novembre (giornata cantonale dell’integrazione) abbiamo voluto disturbare con un volantinaggio ed uno striscione con scritto:
«Chiudere il bunker ora. Contro ogni razzismo e deportazione» alla serata informativa «Coronavirus: impatto sulla politiche d’integrazione» organizzata dal dipartimento delle istituzioni. Riteniamo ipocrita che
organizzatori e invitat* (Norman Gobbi, Michela Trisconi, alcun* funzionar* della SEM e il medico cantonale Merlani) si diano le pacche sulle spalle per il buon lavoro eseguito nel campo dell’integrazione
quando in Ticino ci sono ancora delle persone segregate in un bunker a Camorino.
Michela Trisconi è la nuova delegata cantonale presso il servizio per l’integrazione degli stranieri (SIS) che fa capo alla segreteria generale del dipartimento delle istituzioni. Dal 2018 è anche capa-progetto della Piattaforma cantonale di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento. Invece di vantarsi della sua piattaforma su radicalizzazione ed estremismo potrebbe cominciare a studiare il suo capo, l’estremista di destra Norman Gobbi.

Abbiamo volantinato all’inizio della serata, in seguito siamo entrat* nella sala durante il rinfresco e abbiamo esposto lo striscione.

Il dottor Merlani subito dopo la conferenza se l’è data a gambe levate, infastidito dalla richiesta di prendere una posizione chiara sul bunker di Camorino. Coscienza sporca?

Venerdì 26 novembre abbiamo fatto un presidio sotto gli uffici della SEM (segreteria di stato della migrazione) a Chiasso dalle ore 14.00 alle 17.00.

Abbiamo esposto sul loro stabile degli striscioni con scritto: «SEM: Segregazione e Minacce», «Chiudere il bunker ora. Contro ogni razzismo e deportazione», volantinato, fatto diversi interventi contro la politica
migratoria svizzera, la nuova legge d’asilo, il potere decisionale della SEM, il razzismo, le violenze di Securitas all’interno dei centri federali, le guardie di confine e le frontiere. Il tutto è stato accompagnato da musica per disturbare i responsabili di isolamento ed
espulsioni di persone che non hanno nessuna colpa di avere documenti non ritenuti validi in Svizzera.

Durante il presidio, quando de* funzionar* (probabilmente della direzione) hanno tentato di uscire dal parcheggio con la propria macchina, abbiamo deciso di far loro assaggiare una minima parte di ciò che vivono le persone migranti rinchiuse in carcere per non avere un documento, bloccate alle frontiere, segregate in un bunker o isolate nei campi federali spesso distanti dai centri cittadini. Abbiamo bloccato l’uscita del parcheggio e protestato contro il ruolo della SEM all’interno della politica migratoria in Svizzera. Hanno dovuto rientrare negli uffici.

Contro ogni razzismo! Libertà di movimento per tutt*!

Collettivo R-esistiamo