La verita’ nel pozzo. Sulla rivolta di Modena e la morte di Sasa’

Fonte: radiocane.info – 18 dicembre 2020

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Dopo la rivolta, nei giorni seguenti l’8 marzo 2020, venivano trasferiti dal carcere di Modena a quello di Ascoli, insieme a un’altra quarantina di detenuti. Tra loro c’era Sasà (Salvatore Piscitelli), che morirà di lì a poco, nella più totale indifferenza delle guardie.

In nove mesi nessuno li ha cercati per chiedere la loro versione, nessuno è andato a visitarli per sapere come stessero. Così, cinque detenuti, tra cui il compagno di cella di Sasà, hanno deciso  di rompere il silenzio e presentare un esposto in cui raccontano tutto quanto hanno visto e subìto in quei giorni. Ora sono stati trasferiti nuovamente a Modena, dove sembra siano in attesa di essere sentiti da un magistrato.

Quella verità – fatta di corpi offesi, feriti, umiliati – che quasi nessuno cercava – tanto da accontentarsi della tesi assurda delle nove overdose confermata da frettolose autopsie e sbrigative cremazioni – ma che era sotto gli occhi di chiunque volesse vedere, grazie al loro coraggio torna oggi a galla dal pozzo nero dell’oblio e finalmente spezza il primo anello di una catena di menzogne – passate di bocca in bocca e di telegiornale in telegiornale – e strappa il drappo di silenzio stretto a bavaglio attorno a quest’ennesima mattanza di Stato.

Due familiari dei cinque detenuti che hanno deciso di denunciare – e che ora si trovano isolati in cella liscia nel carcere di Modena – raccontano questa storia, terribilmente personale, terribilmente comune a tante altre, troppo spesso dimenticate. Infine ci ricordano come il calore di tutti noi qui fuori possa scaldare le celle di Claudio, Mattia, Ferruccio, Cavazza e Francesco, e sostenerli nella loro scelta coraggiosa.