Il vano tentativo di spegnere la fiamma che divampa in un cuore ribelle…

Riceviamo e diffondiamo:

Il 21 gennaio una nostra compagna anarchica è stata processata per una serie di accuse tramite cui si tenta di creare “il caso”, il “personaggio violento”, il nemico pubblico numero uno della stagnante pace sociale del contesto regionale. L’intento è sicuramente quello di scoraggiare e bloccare chi si oppone attraverso idee e pratiche all’ordine imposto da questo regime democratico.

Non credendo minimamente in nessuna istituzione, tanto meno nella magistratura, non ci interessa entrare in discorsi tecnici che dividono tra colpevoli e innocenti, bensì riteniamo interessante analizzare i metodi con cui la repressione cerca di colpire ed isolare, nella buia contemporaneità, chiunque non chini la testa e si opponga alla devastante e liberticida società in cui viviamo.

Lugano, molti soldi e benessere, telecamere di videosorveglianza ovunque, droni che volano sopra le nostre teste, un folto, servile, annoiato e ben ammaestrato organico di polizia. Cala la sera, le strade affollate dal traffico pendolare si svuotano completamente, ognuna/o si rinchiude nella propria prigione mentale e fisica cercando di evadere dalla stancante giornata lavorativa godendosi l’ultima puntata della serie preferita nel buco in cui sopravvive. Tutto tace in un assordante silenzio e ogni cosa è al suo posto nell’imbarazzante pulizia urbana.

Camminando per le vie cittadine non si incontra nessuno tranne auto bianche la cui scritta riporta a sicurezza e accoglienza: il clima è quello di un tacito e consensuale coprifuoco. Per qualcuna/o potrebbe sembrare lo scenario di un futuristico e distopico film degli anni ‘80, per altre/i è la paradisiaca realtà di quella che è considerata dalle statistiche la città più sicura della Svizzera. Un modello invidiabile in tutto il mondo, in cui i ricchi e i potenti possono dormire sogni tranquilli continuando indisturbatamente i loro sporchi affari, dove le/gli indesiderabili vengono invece cacciate/i, rinchiuse/i, espulse/i, nascoste/i (anche nei bunker sotto terra), o se autoctone/i e diligenti, pacificate/i dagli aiuti sociali.

È in questo contesto che si dipinge lo spauracchio della rivoltosa, della persona violenta che minaccia la sicurezza pubblica, della “giovane matta” che dichiara guerra allo Stato. Un piano, già visto in passato, già messo in atto dalla procura per tentare di isolare le cosiddette “mele marce”, singoli individui che, citando il procuratore pubblico “zacky boy” Akbas, “rovinano la reputazione del centro sociale il Molino”. Il luogo più chiacchierato e odiato di Lugano e del Ticino, che per l’occasione viene addirittura lodato per le sue importanti attività pacifiche e culturali… L’infamia e la capacità di strumentalizzazione di questi uomini di legge non ha limite…

La realtà è però molto diversa da ciò che traspare dai giornali e dalle requisitorie dei procuratori pubblici che riecheggiano nelle fredde stanze dei tribunali. La realtà parla di uno stato di polizia (pensiamo soltanto alle nuove leggi di polizia) e di una politica accondiscendente al governo fascio-leghista di stampo razzista pronto ad erigere muri alla frontiera e a sacrificare ogni libertà ai benefici della tanto osannata sicurezza. Parla di soldi sporchi, guadagnati da banche e multinazionali sulle vite di esseri umani in tutto il mondo, su sfruttamento, devastazione ambientale, guerre, saccheggio di risorse.

La realtà parla di omicidi di stato, pensando alla persona migrante uccisa dalla polizia a Brissago, a Desmond spinto al suicidio a causa della minaccia della deportazione, al ragazzo morto sul tetto del treno a Balerna nel tentativo di sfuggire al dispositivo di sicurezza instaurato alla frontiera, parla di venditori di rose picchiati e derubati dagli sbirri. Parla di scandali immediatamente archiviati e insabbiati (Argo 1, Gobbi e la P26, Ruag e la vendita di armi, mamme con bambini malati deportati e chi più ne ha più ne metta …), di persone rinchiuse sottoterra, di una politica migratoria incentrata su nuovi lager in cui ottimizzare le procedure d’espulsione per rispedire al mittente la merce avariata quali sono considerate le persone migranti. Venduta dalla vomitevole sinistra borghese come un accrescimento dei diritti per le persone migranti; un gran giro di soldi per tutti i coinvolti nel settore e un gran giro di vite per le persone direttamente colpite dal sistema migratorio svizzero. Non è forse violenza questa?

E intorno a tutto questo schifo? Cosa si muove? Quando ci si oppone? Chi promuove i “sani e liberi” principi democratici?

Niente, nulla, mai nessuno. Un silenzio imbarazzante, un’accondiscendenza straziante, un’apatia stagnante, una noia mortale. Tutto tace e nessuno si muove, in nome dell’ordine e della sicurezza, della concordanza e del rispetto delle regole, in nome dell’economia e della democrazia: i segni di una pace sociale terrificante.

Eppure c’è ancora chi dice no. Chi alza la testa, chi non si arrende, chi è pronta/o a mettere in gioco la propria libertà e la propria vita per andare fino in fondo alle questioni, per soddisfare le proprie tensioni, per essere solidale alle proprie sorelle e fratelli, chi vuole lottare, combattere, distruggere: piccole spine nel fianco di chi sta al potere, di chi vuole dominare su tutto, tutti e tutte, piccole realtà, pochi individui, pochi gruppi. Poche sì, ma determinate.

Potranno anche dirci che siamo solo giovani ribelli cercando di screditare ogni nostro contenuto (ma si.. sono ragazze/i.. prima o poi capiranno..), eppure non si cambia, non preoccupatevi. Alcune persone col passare degli anni decidono di “mettere la testa a posto”, ma ad altre la testa diventa sempre più dura…

Potranno anche dirci che non ci va mai bene niente, che siamo contro tutto e tutti, che è troppo semplice dire così e che dovremmo essere più realisti. Ebbene sì. Ci fa schifo tutto in questa società: i politici per noi sono tutti uguali, non esiste marchio o economia che rispetti realmente le persone, gli animali e la terra, i giornali scrivono una marea di cazzate, è tutto sbagliato. Ma le nostre analisi sono profonde, pensate, riflettute costantemente e vissute sulla nostra pelle. Inoltre, cosa ci rimane in una vita senza sogni? Un posto di lavoro sicuro? Un mutuo da pagare? Il leasing della macchina nuova? L’ultimo modello di smartphone?

Potranno anche dirci che siamo violente/i, estremiste/i, radicalizzate/i, mosse/i dall’odio, potranno anche segnalarci al nuovo portale del caro “Normann Hermann Goering Gobbi” per prevenire l’estremismo violento. Sì, vogliamo cambiare questo sistema alla radice. Siamo violente/i, ma si sa, si parla sempre della violenza del fiume in piena, e non di quella degli argini che lo costringono. E se l’elenco sopraccitato non vi è bastato per capire, non ci interessa. Se per voi sono più gravi gli scontri in piazza, gli imbrattamenti, i sabotaggi e la violenza verso chi ci opprime e ci sta distruggendo mentre legittimate il genocidio in corso a sud del mondo e la distruzione di questo pianeta e degli esseri che lo popolano, allora forse non ci capiremo mai.

Se siamo mosse/i dall’odio? L’odio è un sentimento cieco, non ragiona, non è cauto. Certo siamo rabbiose/i verso ogni autorità, verso il sistema capitalista che sta distruggendo questo fantastico pianeta, rabbiose/i verso ogni ingiustizia di chi ha più potere e vuole sopraffare chi è più debole, contro il razzismo, il sessismo, l’omofobia, lo specismo e in generale ogni forma di oppressione. Dimenticate forse però, che siamo mosse/i anche dall’amore: dall’amore incondizionato per i nostri compagni e le nostre compagne, dall’amore per ogni persona di cuore, per ogni essere vivente e per questo bellissimo pianeta che l’essere umano sta distruggendo. La rabbia e l’amore, forse le nostre armi più forti.

Eppur la nostra idea è solo idea d’amor, scrivevano ormai più di un secolo fa…

Addio Lugano bella… vi piacerebbe, invece le anarchiche e gli anarchici ci sono ancora, scomode/i e mal volute/i come da sempre, pronte/i a lottare spalla a spalla, fianco a fianco ad ogni compagna e compagno.

Solidarietà e Complicità con la nostra compagna e gli altri compagni processati il 30 gennaio e con ogni persona colpita dalla repressione dentro e fuori le galere dello Stato.

Per l’anarchia. Sém pòch ma ga sém. Alcun* anarchic*