Una storia che non viene raccontata, perché troppo scomoda.

Riceviamo e diffondiamo:

In questi giorni in Ticino sono stati fatti vari fermi a persone di origine magrebina per costringerli al rimpatrio. Tra questi un caro amico, che da anni vive in situazioni aberranti, perché considerato illegale. X è ritenuto irregolare in quanto non possiede un documento d’identità, e perché all’epoca, anni 2000, quando fece domanda d’asilo gli fu negata.
Eppure, se dovesse ritornare nel suo paese rischia di essere imprigionato per anni, subendo trattamenti di tortura. Di fatto X vive da almeno 10 anni sul territorio Ticinese tra alberghi/pensioni riciclati come case di accoglienza, controllate da sbirri, tra bunker e carceri, con l’unica colpa di essere “clandestino”.

Questa condizione di vita, senza documenti senza un lavoro e senza un luogo in cui vivere dignitosamente, lo ha portato in tutti questi anni ad essere a carico dello stato, accumulando un debito, che non può saldare perché non autorizzato a lavorare.
Ironia della sorte, questo limbo in cui è stato costretto a sopravvivere in questi anni, lo ha portato ad essere considerato non collaborante e ad essere imprigionato più volte.

Nemmeno il legame con la compagna conosciuta in Svizzera, da cui ha avuto anche un figlio, è stato considerato come possibilità per avere un permesso.

Ora il sistema migratorio autoritario e disumano della Svizzera, vuole costringere il nostro amico a tornare nel suo paese e per far questo lo ha imprigionato. Non ci sono, infatti, accordi tra la Svizzera e il suo stato d’origine in base ai quali potrebbe essere rimpatriato forzatamente.

Il fermo che sta subendo è finalizzato unicamente a costringerlo ad accettare il rimpatrio in forma “volontaria”.

Come il nostro compagno in questi anni ha lottato per salvaguardare i diritti delle persone che si trovano nella sua stessa condizione, i diritti delle donne e degli emarginati, così noi ora vogliamo sostenere con la stessa sensibilità, solidarietà e umanità, lui e la sua causa.

Dopo due giorni in cui non avevamo più notizie, come scritto nel sito del DI, l’unica struttura dove poteva essere stato incarcerato è la Farera e perciò oggi siamo andati sotto il carcere a manifestargli la nostra solidarietà, come avrebbe fatto lui per noi.

Libertà per tutti e tutte!

Alcunx solidali