“Costruite infrastrutture per sfuggire al bavaglio della censura!” Sull’attacco a linksunten.indymedia.org

Fonte: cavallette.noblogs.org

E’ la mattina del 25 agosto quando il ministro degli interni tedesco Thomas de Mazière dichiara ufficialmente la messa al bando del sito linksunten Indymedia. Il provvedimento viene notificato a tre persone, accusate di essere le amministratrici del sito. Nelle stesse ore la polizia federale tedesca si scatena: imbeccata dai servizi segreti (BND), ottiene un mandato di perquisizione contro il centro sociale Kulturtreff in Selbstverwaltung (KTS) di Friburgo. Durante il raid, che vede la partecipazione di 250 agenti, vengono sequestrati denaro ed attrezzature informatiche per un valore di 80.000 euro.

Attivo fin dal 2009 e tra i portali web piu’ importanti per i movimenti antagonisti locali, quello di linksunten Indymedia e’ un nome che oggi non puo’ quasi piu’ essere pronunciato in Germania. Il bando imposto da de Mazière non solo rende illegale l’utilizzo del dominio linksunten.indymedia.org, ma anche quello del suo logo, cosi’ come qualsiasi pubblicazione o azione compiuta sotto questa sigla. Un divieto che, pur essendo un “semplice” atto amministrativo, prevede fino a un anno di detenzione in carcere per chiunque sia intenzionato a romperlo.

Il sito di linksunten Indymedia aveva avuto un ruolo particularmente significativo in occasione delle manifestazioni svoltesi ad Amburgo nel mese di Luglio contro il G20, cosi’ come in molte altre mobilitazioni portate avanti dai movimenti radicali tedeschi negli ultimi anni. Una rilevanza comunicativa che e’ stata fatta pagare cara, con una messa al bando che allude pero’ anche a scenari futuri decisamente inquietanti. Primo, perche’ siamo di fronte a una misura repressiva che Berlino aveva applicato in passato soltanto contro i neo-fascisti e il fondamentalismo islamico. Secondo perche’, come accaduto di recente anche in Francia, la censura contro i media radicali e non allineati all’agenda generalista sta letteralmente diventando un affare di ordinaria amministrazione, giustificato dallo stato di emergenza permanente in cui l’Europa tutta continua a versare.

Per non farci mettere il bavaglio, ci dicono i compagni e le compagne coinvolte, e’ necessario continuare a costruire infrastrutture comunicative e denunciare pubblicamente queste operazioni di censura, ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Quella che segue e’ l’intervista che abbiamo realizzato con loro per cavallette.

A/I – Potreste ricostruire che cosa è successo la mattina del 25 agosto?

Nelle prime ore del mattino di venerdì 25 agosto 250 sbirri hanno fatto irruzione in quattro case e al KTS, il centro sociale di Friburgo, e hanno confiscato decine di migliaia di euro e un sacco di infrastrutture informatiche di privati. Il ministro dell’interno tedesco Thomas de Maizière, ha dichiarato che il sito di informazione a pubblicazione aperta linksunten.indymedia.org era un’”associazione” e ha messo al bando questa “associazione”.

A/I – In seguito alle perquisizioni, de Mazière ha dichiarato che linksunten operava in violazione dell’ordine costituzionale. In un secondo momento ha sostenuto che le persone che gestivano il sito erano da considerare membri di una non meglio specificata “organizzazione terroristica”. Invece Strobl [il ministro dell’interno del Baden-Württemberg, lo stato federale tedesco di Friburgo] ha detto che il vostro sito era “contrario al codice penale”. Anche se questi toni sono decisamente seri e minacciosi, in realtà queste accuse sono vaghe e tutt’altro che definite nel dettaglio. Ci spieghereste quali sono esattamente le accuse che vi sono state mosse?

Anche se abbiamo già sentito di queste voci, non sono vere. I membri dell’ “associazione linksunten” non sono accusati di terrorismo. Quel che è vero è però che linksunten è considerata “anticostituzionale”, e questo è il motivo principale per cui è stata dichiarata illegale. Nonostante contenga migliaia di articoli, lo stato si è concentrato su alcuni scritti contro la polizia e su qualche manuale su come produrre bombe. Potrebbe essere il prossimo capitolo del libro di Ann Larabee “The Wrong Hands: Popular Weapons Manuals and Their Historic Challenges to a Democratic Society” (“Le mani sbagliate: manuali popolari sulla costruzione di armi e le sfide storiche che lanciano a una società democratica”).

A/I – In cosa consiste esattamente il divieto?

È stato dichiarato illegale usare il dominio linksunten, il logo con il nome e l’indirizzo di posta elettronica, o anche qualunque azione o pubblicazione fatte in nome di Indymedia linksunten. Lo stato minaccia di punire qualunque violazione di questo divieto con una detenzione che può arrivare fino a un anno di prigione.

A/I – Al momento qual è la situazione legale delle compagne e dei compagni che sono stati colpiti dalle perquisizioni?

La cosa che sorprende è che non sono state mosse accuse penali e il divieto è stato solo un atto amministrativo. La polizia ha dichiarato che uno degli obiettivi delle irruzioni è stato raccogliere prove per future indagini penali. Ma il divieto in sé era basato esclusivamente su informazioni raccolte dai servizi segreti. Siamo rimasti piuttosto stupiti da quante poche accuse bastino per ottenere un mandato di perquisizione. Quindi al momento le persone accusate di essere membri dell’”associazione linksunten” stanno ricorrendo alla corte suprema tedesca per il diritto amministrativo.

A/I – Da questo punto di vista, quali pensate che saranno le consequenze di lungo termine se lo stato vincerà l’azione legale contro di voi? Ci troveremmo di fronte a un precedente legale che si potrebbe usare contro qualunque voce contraria (e più in generale contro i mezzi d’informazione) in Germania?

Sì, questo è un tentativo di usare contro la sinistra radicale le stesse misure che già sono state usate contro fascisti e fondamentalisti islamici. Dobbiamo renderci conto che lo stato ha smesso di distinguere tra parole e azioni: parlare di una bomba è considerato una minaccia tanto quanto costruirne una. La Germania, come pure quasi tutto il resto d’Europa, si considera in uno stato di emergenza permanente. E prima di prendersela con i mezzi d’informazione di massa, lo stato silenzia i mezzi d’informazione radicali.

A/I – Che reazione hanno avuto i movimenti sociali tedeschi di fronte a questo tentativo di censurare le voci critiche di un mezzo d’informazione indipendente? E qual è stata la reazione (sempre se ce n’è stata una) dei partiti politici istituzionali e dei mezzi d’informazione mainstream di fronte a questa limitazione della libertà d’informazione e d’espressione?

Ci sono state diverse dichiarazioni di vari gruppi dei movimenti sociali, molta solidarietà e alcune manifestazioni. In confronto con eventi storici come la repressione del giornale radikal negli anni novanta, le proteste sono state piuttosto pacate. C’è stata una vasta copertura giornalistica sulla repressione, ma solo immediatamente in seguito alle perquisizioni.

A/I – In termini politici, come inquadrereste questo attacco contro Indymedia linksunten? Pensate che sia legato “solo” al ruolo che il sito ha avuto nell’organizzazione delle manifestazioni contro il G20 ad Amburgo, oppure dobbiamo leggerlo in un contesto più ampio per comprenderlo?

È chiaramente collegato alle proteste contro il vertice G20 che si è svolto ad Amburgo agli inizi di luglio. L’altro evento che ha provocato le irruzioni sono state le elezioni del parlamento federale tedesco alla fine di settembre. La CDU, il partito conservatore che ha organizzato la repressione, ha vinto le elezioni, ma ha incassato una sconfitta spettacolare inflittagli dal nuovo partito di estrema destra, l’AfD. Ma la repressione contro Indymedia linksunten aveva già cominciato a montare negli ultimi anni. Il sito era diventato la piattaforma d’informazione più importante della e per la sinistra radicale di lingua tedesca. Era riconosciuto anche dai mezzi d’informazione commerciali, che lo citavano spesso. La perdita di questa piattaforma è un duro colpo per i movimenti radicali.

A/I – Quindi che tipo di appoggio possono fornirvi i movimenti radicali, non solo in Germania, per far fronte a questa situazione?

Indymedia linksunten è stata imbavagliata dalla censura. È fondamentale che la censura non riesca a estirpare la memoria di un decennio di lotte radicali assieme alla loro piattaforma. Costruite infrastrutture per compensare la perdita, parlate della censura ora e in futuro ed esprimete la vostra rabbia a voce tanto alta da non poterla mettere a tacere!

Fonte: https://cavallette.noblogs.org