2016 – Cronologia e mappa interattiva di rivolte, fughe, proteste nei Centri di detenzione europei per migranti

Riportiamo quest’interessante articolo dal blog Hurriya

Anche in questo 2016 migliaia di persone hanno portato avanti dure lotte contro il sistema europeo di detenzione e deportazione: fuggendo, distruggendo le strutture, protestando contro la reclusione e le condizioni invivibili dei centri. Se molti di questi lager non sono più attivi, se migliaia di altre persone hanno evitato le deportazioni, se i rastrellamenti sono stati ridotti per mancanza di luoghi dove recludere le persone, lo si deve a queste lotte, condotte in prima persona da chi non si rassegna ai nuovi campi di concentramento europei.

Lo ricordiamo oggi, 31 dicembre, nel giorno in cui i media riportano le decisioni dello Stato di allestire i CIE in ogni regione, per raddoppiare il numero delle deportazioni.

Ricordiamo inoltre che quelle elencate di seguito sono solo una minima parte delle numerose proteste portate avanti dai/dalle migranti lontano dagli occhi e dal clamore dei media, quotidiane resistenze individuali per combattere questo sistema di controllo e detenzione

2 gennaio, rivolta e fuga nel centro di detenzione per migranti di Corinto, Grecia. Ingenti danni alla struttura. Dopo la rivolta: 100 marocchini deportati in Turchia, altri espulsi direttamente in aereo in Marocco, col supporto dell’OIM.

14 gennaio, protesta dei reclusi contro detenzione e condizioni del centro detenzione di Corinto, Grecia. Dopo 2 tentativi di suicidio, in 100 cominciano uno sciopero della fame.

16 gennaio, proteste e scontri nel centro detenzione di Kiskunhalas in Ungheria tra decine di reclusi e la polizia.

12 febbraio, rivolta nel CIE di Torino; un incendio distrugge l’area bianca; dodici persone che stavano nelle stanze interessate dall’incendio vengono spostate all’ospedaletto in attesa di rendere di nuovo agibile l’area. 2 reclusi sono stati arrestati.

24 febbraio, migranti in sciopero della fame nel centro detenzione CRA (centre de rétention administrative – centro di detenzione amministrativa) di Rennes, in Francia.

24/29 febbraio, a Bari il CIE è andato a fuoco due volte nell’arco di una settimana e a seguito dei danneggiamenti subiti dalla struttura è stato chiuso.

5 marzo, a Crotone una rivolta ha reso inagibile il CIE, situato in località Sant’Anna e riaperto da soli 6 mesi.

8 marzo, protesta dei migranti all’hotspot / centro di detenzione di Moria a Lesbo, in Grecia.

8/11 marzo, i migranti reclusi nel centro detenzione di Mesnil – Amelot, in Francia, appiccano 4 incendi in 4 giorni.

13 marzo, tre uomini sono riusciti a sfuggire dal centro di detenzione CRA di Palaiseau, Francia.

21 marzo, protesta dei richiedenti asilo nell’hotspot di Vial a Chios, Grecia.

22 marzo, protesta dei e delle migranti nel centro detenzione – hotspot di Moria a Lesbo, in Grecia.

5 aprile, protesta delle 700 persone recluse nell’hotspot/centro detenzione di Vathy a Samos, Grecia.

5 aprile, protesta di pakistani e afgani nel centro detenzione/hotspot di Moria nell’isola di Lesbo, dove sono recluse 3100 persone.

7 aprile, 250 persone sono fuggite dal centro di detenzione/ hotpot di Vathy a Samos dirigendosi al porto.

13/19 aprile, proteste e sciopero della fame, durato 6 giorni, di 43 delle 47 recluse nel centro di detenzione femminile di Elliniko, vicino ad Atene, con una sola rivendicazione: “Libertà!”.

22 aprile, sciopero della fame di 40 reclusi del centro detenzione di Steenokkerzeel in Belgio.

9 maggio, 3 persone sono riuscite a fuggire dal centro di detenzione per migranti (CRA) di Nimes in Francia, segando le sbarre delle celle.

18 maggio, a Lampedusa una rivolta danneggia seriamente parte della struttura dell’hotspot, portando alla chiusura di uno dei tre padiglioni presenti nel Centro. La protesta era scaturita dal tentativo delle autorità di procedere con una deportazione di massa in Tunisia.

1° giugno, protesta di 300 persone nel centro detenzione di Kiskunhalas in Ungheria (dove sono recluse 484 migranti) per poter lasciare il centro e andare a Budapest, da dove continuare il viaggio. La protesta è stata poi repressa dal massiccio intervento di diversi plotoni di polizia antisommossa.

2 giugno, scontri ed incendi nell’hotspot di Vathy a Samos in Grecia. Molte persone ferite dalla polizia, 25 reclusi arrestati.

6-10 giugno, 4 giorni di proteste delle recluse nel centro di detenzione femminile di Elliniko, Atene, Grecia.

30 giugno, protesta dei migranti nell’hotspot sull’isola di Kos, in Grecia.

1 luglio, all’alba i reclusi nel CRA di Vincennes, in Francia, hanno dato fuoco ai materassi provocando un incendio nel centro di detenzione per migranti. L’incendio è stato causato per evitare la deportazione di un detenuto di origine marocchina; i compagni infatti quando le guardie sono andate a prenderlo per portarlo in aeroporto hanno dato inizio alla rivolta. 2 camerate distrutte dal fuoco, su tre presenti nel centro, sono state rese inagibili.

8 agosto, CIE di Brindisi – Restinco in fiamme nel pomeriggio di lunedì 8 Agosto. Due sezioni su tre della struttura detentiva pugliese sono state rese inagibili grazie alla rivolta delle persone in esso recluse. Un ragazzo 22enne viene arrestato il giorno successivo con l’accusa di aver appiccato l’incendio “negli alloggi del dormitorio”; l’arresto sarebbe stato reso possibile dalle telecamere installate all’interno del lager brindisino.

12/19 agosto, reclusi nel CIE di Brindisi-Restinco in sciopero della fame. Le cause rimandano alle conseguenze della giornata dell’8 agosto: migranti costretti a dormire nei corridoi sui tavoli o fuori nel cortile.

24 agosto, alle 20:30 un gruppo di persone recluse nell’Hotspot di Lampedusa ha incendiato dei materassi, danneggiando una cella del primo piano, nel padiglione dove sono reclusi i migranti minorenni.

5 settembre, nell’hotspot nell’isola di Kos in Grecia (dove sono recluse 1714 persone in una struttura con capienza di 1000 posti ) circa 150 persone sono fuggite dal centro di detenzione e hanno provato a marciare verso la città: sono state fermate dalla polizia e imbarcate a forza su un traghetto, verso una destinazione sconosciuta.

9 settembre, scontri tra i migranti e polizia nell’hotspot di Moria: inizialmente a causa di 500 persone lasciate senza cibo, poi in seguito in merito a delle voci su 8 profughi morti in un container nel porto di Mitilene, in Grecia. Quando la polizia ha rifiutato di fornire ai migranti informazioni circa queste morti, sono cominciati nuovi scontri.

12 settembre, nell’hotspot nell’isola di Kos in Grecia i migranti hanno appiccato il fuoco a masserizie, letti e materassi per protestare contro la detenzione e le lente procedure di asilo. La polizia è intervenuta a sedare la rivolta arrestando alcune persone.

19 settembre, nell’hotspot di Moria a Lesbo, in Grecia, tentata fuga di massa di 300 persone, bloccate dalla polizia. A seguito scontri nel campo e vari incendi ai danni dei prefabbricati adibiti al trattamento delle domande d’asilo e di alcune tende

5 ottobre, durante la sera una rivolta si è scatenata all’interno del CIE di Sangonera la Verde a Murcia, in Spagna. 67 migranti reclusi hanno fatto irruzione nelle cucine, si sono impossessati di estintori e altri attrezzi con i quali hanno sfondato cancellate e porte, danneggiato la struttura, messo fuori gioco i poliziotti di guardia e sono riusciti a evadere. Le varie forze di polizia hanno scatenato una vera e propria caccia all’uomo in tutta la città, catturando 41 dei fuggitivi mentre degli altri 26 si son perse le tracce. A oggi 18 dei fuggitivi sono ancora in libertà.

7 ottobre, i richiedenti asilo in rivolta nel campo di Souda, nell’isola di Chios in Grecia hanno dato fuoco a varie strutture. Dopo la completa distruzione di 5 container delle ONG la polizia ha fermato 15 migranti e ne ha arrestati 3.

7 ottobre, rivolta nel Cie di Zona Franca a Barcellona.

18 ottobre, nel CIE di Aluche (a Madrid in Spagna) verso le 21.15 una 60ina di reclusi si sono rivoltati e 39 di loro (38 algerini e un marocchino) sono riusciti a farsi strada, dopo aver coperto le telecamere e forzato una porta blindata, fino sul tetto della struttura. I reclusi hanno continuato la protesta trascorrendo la notte sul tetto del lager della democrazia, esponendo uno striscione e gridando slogan come “libertà” e “dignità”, e solo la mattina successiva, dopo 12 ore e una lunga trattativa con la polizia, sono rientrati all’interno del CIE.

18 ottobre, protesta e sciopero della fame nell’hotspot di Samos in Grecia.

19 ottobre, tentativo di fuga dal CIE di Zona Franca a Barcellona, Spagna.

23 ottobre, sciopero della fame nel CIE di Barcellona Zona Franca per protestare contro le deportazioni.

24 ottobre, 300 migranti afgani hanno protestato nel più grande centro di detenzione  della Bulgaria, ad Harmanli, per poter proseguire il loro viaggio verso l’Europa occidentale.

24 ottobre, 70 persone, in maggioranza di origine pakistana e bengalese, hanno prima lanciato pietre e poi appiccato il fuoco a parte della struttura dell’hotspot di Moria a Lesbo, Grecia. Ancora una volta la rabbia è esplosa durante una protesta per i ritardi con cui vengono gestite le procedure burocratiche. Ventidue migranti sono stati arrestati.

24 ottobre, rivolta nell’hotspot di Samos in Grecia: contro le risposte negative alle domande d’asilo 300 persone hanno lanciato pietre contro la polizia e incendiato un container. 2 afgani sono stati arrestati.

26 ottobre, i migranti hanno messo in fuga i funzionari dell’EASO e danneggiato i loro uffici, nell’hotspot di Vial a Chios, Grecia.

27 ottobre, rivolta dei reclusi nel centro di detenzione di Corinto in Grecia. I migranti hanno appiccato il fuoco ad alcune celle e nel corridoio.

1 novembre, rivolta di 50 persone nel CIE di Zona Franca a Barcellona, in Spagna.

2 novembre, sciopero della fame di 200 persone recluse nel centro di detenzione per migranti di Busmantsi, in Bulgaria.

4 novembre, due reclusi nel CIE di Aluche a Madrid evadono per sfuggire a una deportazione.

9 novembre, nuova protesta e incendio nel campo di Souda a Chios, in Grecia. A fuoco i container dell’UNHCR.

15 novembre, rivolta, incendio e fuga di una decina di persone dal CIE di Sangonera la Verde a Murcia, Spagna.

18 novembre, sei prigionieri hanno tentato di fuggire dal centro di detenzione di Bruges, in Belgio. Quattro di loro ci sono riusciti, due invece sono stati ricatturati dalle guardie. Per scappare hanno tagliato la recinzione di una finestra, sono saliti sul tetto, e sono poi saltati sulla vettura di una guardia.

24 novembre, verso mezzogiorno, dopo più di due giorni di quarantena una violenta rivolta è scoppiata nel campo profughi di Harmanli, in Bulgaria. I manifestanti hanno costruito piccole barricate che sono state in seguito incendiate. Dopo un po’, un cannone ad acqua è stato attaccato da diverse persone con le pietre.

9 dicembre, durante la sera una decina di persone tenta la fuga dal CIE di Torino tagliando le recinzioni e provando a scavalcare il muro esterno. Immediato l’intervento della polizia che ha catturato i migranti ribelli rinchiudendoli in isolamento.

11 dicembre, 100 richiedenti asilo nel Centro di detenzione per migranti di Corinto, in Grecia, iniziano uno sciopero della fame per protestare contro la reclusione arbitraria, i trattamenti inumani ricevuti nel centro e rivendicare la propria libertà. La protesta è continuata, da parte di alcuni reclusi, per almeno 5 giorni.

14 dicembre, sciopero della fame di una trentina di reclusi nel CIE di Zona Franca a Barcellona.