“Uccidere Erdogan con le sue stesse armi”. Il processo di uno striscione.

Fonte: renverse.co

4 attivisti di Berna sono accusati di aver partecipato a una manifestazione nel 2017 in cui è stato ostentato uno striscione ostile a Erdogan. Il processo avrà luogo il 18 e 19 gennaio e rischiano 3 anni di prigione per incitamento al crimine e alla violenza.

Lo striscione ha causato una crisi diplomatica tra la Svizzera e la Turchia. Un’indagine del Sontagsblick ha rivelato che il DFAE è intervenuto ripetutamente sulle persone che conducevano le indagini in seguito alle pressioni della Turchia. Il pubblico ministero giura che queste molteplici interferenze sono del tutto normali e non minacciano in alcun modo l’indipendenza del sistema giudiziario…

Per gli imputati, il modo migliore per affrontare la repressione è usare questo processo come un’opportunità per “dire ciò che deve essere detto” sul fascismo in Turchia. Ma anche e soprattutto per parlare della resistenza che si sta organizzando e crescendo. Sul sito della campagna di sostegno “killerdoganprozess.ch” sono disponibili informazioni su diversi piani di resistenza. Resistenza contro le deportazioni, contro il patriarcato per costruire una vita libera. Lotta per l’umanità e la natura, per rompere le frontiere della fortezza Europa. Lotta per difendere la rivoluzione del Rojava, contro la guerra di occupazione di Erdogan, gli assassinii mirati con droni e gli attacchi con armi chimiche. Lotta per la libertà di tutt* i/le prigionier* politic*.

“Erdogan sta cercando di imprigionare chiunque lo contraddica: giornalist*, oppositor*, attivist*, socialist*, curd*, avvocat*, insegnanti, medici e molte altre persone. Da quando è salito al potere, 2.500 persone sono già morte in detenzione. Erdogan ignora deliberatamente le regole di protezione contro la tortura. Posizioni di stress, privazione del sonno e abusi sessuali sono esempi delle torture psicologiche e fisiche praticate. Nonostante questa violenza e l’isolamento, i/le prigionier* politic* continuano a lottare. Varie forme di scioperi della fame sono state utilizzate per attirare l’attenzione. I/le prigionier* di Erdogan possono essere rinchius*, ma continuano a combattere con successo.

Mandiamo tutto il nostro sostegno ai compagni a Berna per il processo. Se i tribunali vogliono farli pagare per uno striscione, noi ne faremo altri!

Non dimentichiamo che la Svizzera è una delle retroguardie del fascismo di Erdogan. Uno degli assi di questa resistenza è dunque nelle nostre mani.

Una manifestazione di sostegno avrà luogo martedì 18 gennaio alle 7.30 davanti al Tribunale regionale di Berna, Hodlerstrasse 7.

Fonte: https://renverse.co/infos-d-ailleurs/article/tuer-erdogan-avec-ses-propres-armes-le-proces-d-une-banderole-3382