Basilea: retrospettiva sul corteo contro la dittatura in Turchia e considerazioni sulla repressione

Fonte: barrikade.info

Non lasciamoci dividere!

13/03/2018. Retrospettiva sulla manifestazione “Lotta alla dittatura in Turchia” a Basilea, del 3 febbraio 2018.

Ecco una breve retrospettiva della manifestazione del 3 febbraio 2018. La manifestazione, sotto lo slogan “Lotta alla dittatura in Turchia“, è stata straordinariamente grande per Basilea. Straordinario è stato anche l’intervento della polizia che ha preso di mira lx partecipanti non curdx, un evidente tentativo di divisione. Consideriamo che la repressione della polizia è indubbiamente da collocare nel contesto di un crescente movimento contro la guerra ad Afrin.

Prima della manif

La manif è stata organizzata dalla “Coalizione Rivoluzionaria contro la Dittatura in Turchia”, piattaforma formata da organizzazione turche, curde e svizzere. Era stata chiesta l’autorizzazione alla polizia. Già prima del corteo la polizia ha vessato gli/le organizzatori/trici e respinto l’intero percorso proposto, cambiando l’ora e il luogo di incontro. Il percorso proposto della polizia (ai margini della città) è stato accettato, ma nella coalizione in seguito si è deciso insieme che sarebbero potuti coesistere semplicemente due orari diversi di concentramento. Onde poter poi convogliare le persone sul luogo. Vista la guerra ad Afrin e il movimento di solidarietà che si è creato era ovvio che la demo sarebbe stata molto più grande del previsto.

Il giorno stesso, poco prima della manif

Il 3 febbraio alle 12:30 circa, la polizia è arrivata con due furgoni davanti al locale del Revolutionärer Aufbaus Basel. All’operazione hanno partecipato le unità speciali Basilisk con fucili a pallini di gomma. La polizia ha fatto irruzione nel locale e sequestrato lo striscione di apertura del corteo (poi “passato alla distruzione”). Tre persone sono state ammanettate senza spiegazioni e portate alla centrale di polizia. Sequestrato pure un carretto a mano da usare al corteo per gli interventi degli/delle oratori/trici.

Durante la manifestazione

Attorno al punto di riunione numerose persone (tutte “svizzere” ossia di aspetto non curdo/turco) sono state controllate e due altre portate in questura. Varie persone hanno detto che la polizia avrebbe detto: “I curdi qui non vi vogliono“. Alla fine, alle ore 14, il corteo è partito. Presso il Claragraben la polizia ha tentato di penetrare nel corteo senza riuscirci. Presso il Wettsteinplatz, dei poliziottx Basilisk sono entrati nel corteo dal lato fino al centro – dove in modo mirato hanno preso e portato via un’attivista del Revolutionärer Aufbau.

Alla fine del corteo

Nel Barfüsserplatz la demo è finita – su tutto il percorso si era svolta sulla rotta autorizzata. Mentre c’erano ancora dei discorsi, dai lati sono statx fermatx e arrestatx altrx attivistx svizzerx. Anche due manifestanti curdi che si erano solidarizzati contro un arresto sono stati portati via. Le persone arrestate, almeno 10, sono state liberate in serata.

(Auto-) valutazione

Questo sabato sono scese in strada varie migliaia di persone in solidarietà con Afrin e contro la dittatura dell’AKP di Erdogan. Un segnale forte. Ma non rimane solo un sentimento di successo. Poiché non siamo riuscitx a difendere lx partecipanti dagli abusi della polizia e si è tralasciata ogni reazione contro gli arresti. La polizia vorrebbe impedire che dex attivistx politicx della Svizzera leghino con lx dimostranti curdx e turchx. In un momento in cui in molti luoghi scendono in strada delle persone per Afrin, il movimento curdo dovrebbe rimanere isolato – e all’inverso vale lo stesso per una sinistra radicale “svizzera”, anche questa dovrebbe essere isolata da altre forze. Le autorità temono certamente che si potrebbe creare un movimento locale contro la guerra e vogliono impedirlo con la repressione. La stessa polizia che consegna alla dittatura turca anche dex giornalistx ed attivistx, qui interviene duramente contro le persone solidali. Posizionandosi chiaramente per lo Stato fascista turco.

Non ci lasciamo dividere. Il colpo che la polizia vuole dare al movimento di solidarietà deve, anzi, portare alla riflessione autocritica sulle differenze nella strategia e nella tattica rafforzando il legame. Qui si ricordano ancora le decine di migliaia di persone nelle prigioni turche, rinchiuse in condizioni terribili. Per questx prigionierx, per le persone ad Afrin e anche per noi qui – continuiamo, diventiamo di più, alziamo ancora la voce.

Viva la resistenza internazionalista, qui e ovunque!

BIR-KAR, Ciwanen Azad, Demkurd, HDK Basel, IDHF, iGiF, ITIF, Mücadele Birliği, Netzwerk Solidarische Linke, PDD, Revolutionärer Aufbau, SYKP, Young Struggle

Fonte: https://barrikade.info/Wir-lassen-uns-nicht-spalten-902?lang=de