Quando la polizia subisce i bunker, ridiamo…

(fonte:renverse.co)

Venerdì 13 gennaio 2017, la Radio Televisione Romanda ha riportato la notizia di una lettera di alcuni poliziotti della svizzera francese indirizzata allo Stato Maggiore della polizia ginevrina per lamentarsi delle condizioni di alloggio durante la visita dei capi di stato cinesi e turchi a Ginevra. In quell’occasione le autorità avevano mobilitato circa 300 agenti da tutto il paese, tra cui 35 ticinesi.

Le cause del malcontento? I poliziotti in questione sono stati alloggiati in alcuni rifugi della Protezione Civile (chiamati anche «bunkers») insalubri, infestati di cimici dei letti, senza connessione internet e con scarsità di riscaldamento e acqua calda. «Ciliegina sulla torta» ci racconta la RTS: è stato servito del cibo avariato. Risultato: una decina di polotti sono stati ricoverati in piena notte all’ospedale universitario di Ginevra per intossicazione alimentare!

Questa banale disavventura è divertente per tre ragioni:

Per prima cosa, bisogna ricordare che l’alloggio nei rifugi della PCi è riservato principalmente alle persone senza fissa dimora e alle persone migranti. Per quanto concerne queste ultime, da anni nella svizzera francese esiste una mobilitazione contro l’alloggio nei bunker, contro l’orrore di far vivere delle persone sotto terra, anche per periodi di tempo prolungati e senza sapere quando potranno uscire.

I movimenti in solidarietà con le persone migranti si sono spesso scontrate a critiche tanto stupide quanto ricorrenti sulle questione dei bunker: a volte pure delle reclute dell’esercito svizzero vengono alloggiate durante le prime settimane del loro servizio e non si sarebbero mai lamentate. Sottinteso: le persone migranti esagerano. Pur essendo stata smontata a più riprese, questa argomentazione ritorna spesso sulle bocche dei/delle reazionari/e di ogni tipo. Il fatto che ora siano dei poliziotti a lagnarsi per qualche notte passata nei rifugi della PCi è un bello schiaffo rivolto a tutte le persone in malafede sopracitate, soprattutto quando si sa che centinaia di persone in esilio a volte vivono fino a 18 mesi sotto terra.

Anche in ticino, i bunker della PCi vengono impiegati per gli stessi scopi, in alcuni casi come veri e propri centri di dentezione sotterranei per persone in fermo amministrativo, come l’estate scorsa con l’apertura di svariati centri del Mendrisiotto, dove polizia, agenti della Securitas e guardie di confine hanno tenuto segregate migliaia di persone senza documenti validi.

Seconda cosa, le/i attivistx del movimento «No Bunkers» (ora Perce-Frontières) che durante l’estate del 2015 avevano occupato il teatro Grütli a Ginevra per protestare contro i trasferimenti di persone migranti in questi rifugi della PCi si ricordano bene della repressione messa in atto da questa stessa polizia.

E le mobilitazioni stanno andando avanti perché i bunker sono tutt’ora aperti. In effetti, le autorità ginevrine continuano a rinchiudervi circa 300 persone migranti nonstante una diminuzione drastica delle richieste d’asilo nel 2016, risultato di accordi stipulati tra l’Unione Europea ed il capo di stato turco Recep Tayyip Erdogan, che hanno portato ad una chiusura relativa delle rotte migratorie dai Balcani.

E questo ci porta al terzo motivo per cui ridere della sfiga di questi agenti che hanno dormito male:

Bisogna ricordarlo, questa forza repressiva è stata messa in atto come misura eccezionale a Ginevra per la visita del capo della stato cinese Xi Jinping e del presidente turco Erdogan. La stampa ha parlato molto della visita del primo, che consisterebbe nella firma di trattati di libero scambio e di cooperazione internazionale. Questi sembrano importanti al punto che le autorità sono pronte a fare di tutto per far trasparire un’immagine pulita del paese e soprattutto evitare il ripresentarsi della «crisi» del 1999, anno in cui il presidente cinese del tempo fu bersagliato dai fischi delle/dei manifestanti in solidarietà con il Tibet.

Similmente, le pratiche dittatoriali del dirigente turco sono state giustamente contestate da diversi gruppi e collettivi e sono culminati con la repressione violenta di una manifestazione spontanea a Ginevra la sera del 12 gennaio, per mano degli stessi polotti mal alloggiati.

Le autorità svizzere si sono impegnate per mettere in piedi un dispiegamento di forze massiccio, preoccupate di accogliere due figure di spicco del sistema capitalista autoritario. Paradossalmente, nel corso di questa operazione commerciale sull’immagine del paese per degli invitati di spicco, lo stato elvetico ha messo in luce un aspetto della sua politica migratoria che preferirebbe tenere nascosto. Ha fatto subire alla sua cara polizia, un assaggio (molto modesto) di una delle applicazioni pratiche di questa politica: le condizioni disumane dell’alloggio riservato alle persone migranti.

Non potevamo perderci questa notizia… e farci una grassa risata.

Articolo liberamente tradotto, testo originale: https://renverse.co/Geneve-Suisse-Quand-la-police-subit-les-bunkers-on-rigole-938