La svizzera autorizza l’estradizione di Nekane

Oggi, apprendiamo della decisione dell’Ufficio federale di giustizia di estradare in Spagna Nekane Txapartegi, militante basca della sinistra indipendentista. Decisione alla quale potrà essere fatto ricorso entro 30 giorni dalla sentenza. Nekane, dopo essere fuggita dalla spagna nel 2007, venne identificata nel 2015 a Zurigo dai servizi segreti spagnoli che portarono al suo arresto il 6 aprile 2016. Da allora si trova nel carcere di Zurigo in attesa della decisione da parte delle autorità svizzere in merito alla sua estradizione. Le accuse nei suoi confronti, ovvero di collaborazione con l’organizzazione ETA, furono ottenute per mezzo di torture subite quando, nel 1999, venne arrestata dalla guardia civil nel corso di operazioni “antiterroristiche”.

Questa è l’ennesima dimostrazione di come la svizzera, per interessi politici ed economici, si renda complice di torture e repressione.

Esprimiamo la nostra solidarietà a Nekane.

Venerdì 24 marzo sono previste manifestazioni a Zurigo, Berna e Basilea.

Per aggiornamenti riguardo a mobilitazioni, vi invitiamo a consultare il sito http://www.freenekane.ch/category/news/

Di seguito riportiamo la lettera di Nekane scritta per la giornata di lotta delle donne dell’8 marzo:

In questi tempi, in cui sempre più uomini misogini, razzisti, conservatori, fascisti, omo- e transfobici raggiungono il potere, è importante che noi donne costruiamo un soggetto femminista e politico per rovesciare dal basso questo sistema di dominio.

Mentre molte persone pensano che il femminismo appartenga alla categoria di “donne bianche altezzose”, noi, donne, abbiamo dimostrato da anni che la lotta delle donne e il femminismo hanno una prospettiva rivoluzionaria.

Il femminismo pone in discussione tutti modelli relazionali e rompe tutte le strutture del potere, con il fine di non raggiungere unicamente l’uguaglianza dei diritti, ma anche la libertà di tutte le persone e identità.

Le donne, che hanno dato nome a questo giorno, mostrano come la lotta delle donne sia anche una lotta di classe. Più recentemente, le manifestazioni di donne intorno al mondo mostrano che, inoltre, la lotta delle donne è antirazzista. E noi, attualmente, mostriamo che la lotta delle donne significa anche solidarietà internazionale.

Dinanzi all’eteropatriarcato razzista che ci viene imposto dal capitalismo, noi donne dobbiamo creare insieme attraverso altre lotte un movimento di resistenza. Il femminismo radicale è quello che, contro omo- e transfobia, combatte l’oppressione e lo sfruttamento di classe, di provenienza etnica e di specie. Si tratta di una lotta contro capitalismo e imperialismo. In tempi neoliberali, globalizzati e capitalisti, l’individualizzazione è un fatto, perciò è importante pensare collettivamente e lottare insieme.

Il femminismo ci dà gli strumenti affinché si lotti contro la divisione che il neoliberalismo esercita sulle persone. Il femminismo ci dà la possibilità di collegarci, così da poter costruire una fitta rete che provochi un cambiamento radicale. Un movimento femminista, internazionale, di liberazione da “razza”(1), classe e genere, che ci depatriarcalizzi e ci indirizzi verso una società liberata da questi sistemi di dominio.

In questo percorso abbiamo bisogno che tutt* noi siamo d’accordo sulla nostra strategia e prospettiva femminista. Tutt* coloro che che sono oppress* e discriminat* dal patriarcato, giovani, lavoratori/trici, anzian*, persone disabili, persone trans e omo, migranti, prigionier*… tutt* insieme per agire ovunque. Così, anche la lotta delle donne deve diventare abolizionista. Si tratta di una lotta che si orienta contro le carceri e i centri di “accoglienza” per persone richiedenti l’asilo che vengono costruiti con lo scopo di spezzarci, e contro tutte le forme di oppressione che esercitano la loro brutalità su di noi. Tutto ciò deve scomparire!

Non si scende a compromessi con il capitalismo e il patriarcato, li si combatte! Abbiamo bisogno delle nostre parole per scrivere il nostro futuro. Proprio perché siamo le figlie di donne che non hanno potuto bruciare, diventeremo le madri di ragazze che non potranno essere dominate, né trattenute, né frenate.

La lotta collettiva ci libererà! Insieme siamo forti e niente potrà fermarci!

JO TA KE!

Nekane, 8 marzo 2017

 
(1): nella traduzione italiana il termine “razza” viene usato tra virgolette, non per minimizzare la portata sociale e politica di questa categoria di categorizzazione degli individui, su cui si fonda il sistema di oppressione del razzismo, ma per sottolinearne il carattere interamente fittizio per quanto riguarda la biologia umana e la genetica delle popolazioni. La “razza” è un’invezione sociale.