Il CSOA, l’asino Juha e i Venti giorni

Riceviamo e pubblichiamo

Autore: Ismail Hamza

Questa decisione mi ha ricordato la storia di “Juha” e l’asino..

C’era una volta un uomo di nome Juha. Un giorno con suo figlio decisero di viaggiare in un paese lontano. Il mezzo di trasporto a quel tempo era l’asino. Lui e suo figlio lo cavalcarono e dopo una breve passeggiata entrarono in un villaggio e la loro gente disse: che spietati sono, cavalcano insieme su un asino senza compassione per le condizioni di questo povero asino! Quando Juha sentì queste parole, decise di cavalcare l’asino con suo figlio, in maniera alternata. Juha fu il primo. Cavalcò e suo figlio scese, guidando l’asino. Entrarono in un altro villaggio e quando videro Juha che cavalcava l’asino e suo figlio che camminava a piedi, dissero: che padre ingiusto, cavalca e lascia il figlio esausto! Così Juha scese e lasciò cavalcare suo figlio. Dopo una piccola passeggiata, entrarono in un terzo villaggio. Quando la gente del villaggio vide il figlio che cavalcava un asino e il padre che camminava, dissero: che figlio sterile, poteva camminare e lasciare che suo padre cavalcasse! Allora figlio e padre scesero dall’asino, lo guidarono e camminarono assieme. Entrarono in un nuovo villaggio e la gente disse: che sciocchi! E perché hanno comprato l’asino se volevano camminare e lasciare che l’asino camminasse senza che nessuno lo cavalcasse?

La lezione di questa storia è che i molinari e le molinare qualunque cosa facciano, non andrà mai bene. E i razzisti che si arrogano il diritto di prendere delle decisioni in Ticino, non saranno mai soddisfatti.

Vivo in questo paese, il canton Ticino, da più di diciassette anni e sono un seguace della questione svizzera in generale e in particolare del canton Ticino. Anno dopo anno vedo che, negli altri cantoni svizzeri, la povertà è in declino, la disoccupazione diminuisce e la percentuale di genitori che hanno figli, è in aumento. Solo in questa cantone la povertà è in aumento, la disoccupazione è in aumento, il tasso di discorsi razzisti e di odio è in aumento. Mentre la fertilità può essere contata sulle dita di una mano. E il responsabile di tutto questo? Il Molino chiaramente. Mica i partiti che governano questo cantone. Succeda quel che succeda l’importante è sgomberare il Molino, negando all’autogestione la sua legittimità nel proporre un’altra maniera di vedere e camminare il mondo. Un po’ come l’asino Juha.

In questo cantone giorno dopo giorno e anno dopo anno, non c’è altro che l’escalation della retorica e dell’odio razzisti. Il motivo è ben noto a tutti. Troviamo il figlio dell’immigrato che, in precedenza aveva assistito suo padre nel suo paese di origine, scadere in questi discorsi razzisti. Oggi, lo stesso figlio, spesso, vota a favore del partiti razzisti in Ticino. E la ragione di questo non è il principio o l’idea di chi lo ha convinto a votare per loro, ma questo avviene per ottenere attraverso questi partiti e questi personaggi un’opportunità di lavoro per sostenere i propri figli…

Chi pensa che la decisione di sgombero dell’autogestione sia contro i quattro muri del Molino, si illude. La decisione non è nient’altro che contro un certo pensiero: quello che crede nei veri valori democratici. Che si tratti di una manifestazione non autorizzata o di un festival musicale non accolto dai partiti razzisti in Ticino, l’obiettivo è spazzare via chiunque disobbedisce e si ribella ai partiti fanatici di destra. La costituzione svizzera, sanziona chiunque lede la dignità umana in Svizzera – sia esso individuo o gruppo – o oltrepassi la linea di istigazione e propagandi odio. Gli autori di questi propositi dovrebbero essere sottoposti a vie legali, ma la legge nel canton Ticino è ormai nelle mani dei partiti razzisti – i famosi loro interessi – e la controllano a modo loro…

Un’ultima cosa devo dire: chi pensa che il sequestro di quattro mura, definite a torto fatiscenti, possa sopprimere una delle poche voci di dignità in Ticino, si sbaglia di grosso. E se i muri possono sempre servire come rifugio per permettere ai vigliacchi di nascondersi, per chi combatte, lotta e sogna i muri non interessano: perch’è nel cuore, nella mente e nei corpi che l’idea di autogestione si nutre e si alimenta. Muri o non muri, in una maniera o nell’altra, questa pratica – come l’asino Juha insegna – non può smettere di camminare.