Vallese: detenuto migrante incendia la sua cella nel centro di espulsione di Granges

Dai media apprendiamo che domenica 16 aprile, poco dopo le 11 del mattino, un detenuto rinchiuso nel centro di detenzione per stranieri in vista di espulsione di Granges (VS) ha dato fuoco alla sua cella. Il detenuto, di 19 anni di nazionalità marocchina, sarebbe riuscito a dare fuoco alla sua cella in maniera «indeterminata». Dopo l’arrivo dei pompieri è stato portato in elicottero all’ospedale universitario di Ginevra. La sua vita è in pericolo.

Il centro di detenzione di LMC Granges è un «centre de mesures de contraintes», centro di misure di coercizione. Il 3 febbraio 2010 nello stesso centro era scoppiato un altro incendio per «cause sconosciute». In un rapporto pubblicato nel maggio del 2010 dal Canton Vallese in seguito ad una visita di una delegazione della Commissione Nazionale di Prevezione della Tortura (CNPT), si apprende che a suo tempo nella struttura erano rinchiusi circa una ventina di detenuti in attesa di espulsione, molti dei quali si erano lamentati per i trattamenti degradanti durante il trasporto per le visite mediche esterne, durante le quali venivano legati. Sempre da quello che si apprende da questo documento del 2010, i detenuti erano rinchiusi in due per ogni cella, con gabinetto «alla turca» senza possibilità di avere un minimo di privacy. I detenuti avevano a disposizione 3 ore al giorno per passeggiare in una corte comune molto stretta, che secondo il rapporto non concede molta «libertà di movimento»… il che significa che venivano rinchiusi almeno 20 ore al giorno in cella. Nel centro di detenzione vi era solo una sezione maschile e l’«inquadramento sociale» dei detenuti era compito della Croce Rossa Vallesana. In un secondo rapporto, datato novembre 2012, la CNPT scriveva che al funzionamento della struttura non era stata apportata nessuna modifica.

Da questi dati si possono rilevare informazioni interessanti, che ovviamente i media non diffondono, ma non si vuol certo affermare che una prigione o un centro di espulsione con celle più grandi o più ore d’aria sarebbero migliori.

Il gesto della persona in attesa di espulsione che incendia la sua cella parla da sè, questi posti non dovrebbero esistere e a questa persona, e a tutte le persone rinchiuse nella morsa del sistema migratorio svizzero, esprimiamo la nostra solidarietà.

 

Fonti: http://www.tio.ch/News/Svizzera/Cronaca/1140997/Detenuto-appicca-il-fuoco-nella-sua-cella

http://www.lenouvelliste.ch/articles/valais/valais-central/granges-un-prisonnier-entre-la-vie-et-la-mort-apres-un-incendie-663381

https://www.nkvf.admin.ch/dam/data/nkvf/Berichte/2012/granges_followup/20130613_followup-VS-granges-f.pdf